venerdì 24 agosto 2012

SENTIERO ALPINISTICO CERIA-MERLONE

Flavio e Luca 24 agosto 2012

La via in su in giù una sola e stessa (Eraclito)

 
il Ceria Merlone sembra facile. E’un itinerario così ricco di significati che raccontarlo è un po’come scalare una montagna, sembra una prova impossibile da superare. A scriverci qualcosa su, così come a percorrerlo ci si smarrisce, bisogna stare attenti, seguire il filo dell’infinito che man mano che ci entra dentro si espande, per esplodere in altezza, in lunghezza, in centralità, in vicinanza al cielo. Raccontare il Ceria Merlone è un invito per il pensiero, un monte di idee che si accumulano, si sovrappongono, già dall’inizio, da prima, quando Flavio me lo propone.
Sono assalito dai dubbi, primo fra tutti di non essere all’altezza, ma so che la fatica a cui sarò chiamato sarà ripagata, restituita dalla montagna che si svelerà man mano che volteremo le sue pagine.
Così eccoci di nuovo assieme, con i nostri pensieri, con il nostro sapersi fermare anche più del previsto a guardare, a pensare, a riprendere la via, in un dedalo di pinnacoli, canalini, cenge e ghiaioni a “leggere” il vero significato di una natura non sempre facile da addomesticare, dove oggi la montagna è il principio e anche la fine di uno spettacolare scenario naturale.
Le emozioni iniziano subito, guardando in su dai Piani del Montasio verso Forca de lis Sieris. La montagna, il Montasio, si presenta subito con la sua dignità, con la sua enorme massa rocciosa che racchiude il suo spirito e la sua anima che cambia colore rivelando tutte le sue qualità e le sue virtù sotto un cielo in movimento che ne nasconde a tratti le sue linee, le sue curvature, le sue pendenze. Dove finisce la prima salita lì è il fulcro dei silenzi. Prendo carta e penna e comincio a scrivere nella memoria.
Il silenzio è interiore, tutto il resto sembra un miraggio e noi procediamo già a fatica per l’afa, in prudente riserbo fino al bivio dove inizia il nostro racconto, la prima pagina.









Il vento ci da una mano pulendo il cielo regalandoci finalmente l’armonia e la grazia delle pieghe e delle sporgenze, il coraggio dei precipizi, l’altezza con cui la montagna domina con fierezza l’immensità. A forca de lis Sieris appare per la prima volta la piramide dello Jof Fuart in una visione grandiosa che subito mi fa pensare a quanto siamo piccoli.










E’lì che inizia. E’lì che la montagna si rivela, che si scopre nei sui minuscoli canali e accessi, come se il cielo l’avesse investita di tale impegno. E lì che la montagna inizia a mostrarci le sue qualità da vicino e noi non possiamo fare a meno di contraccambiare.












Qui si volta pagina, si sale, più si sale e più l’abisso si allontana la sotto. Dalle strette e spettacolari cenge che contornano l’accesso al Foronon del Buinz, non fa paura l’abisso, fa paura la vicinanza. Più l’abisso si allontana più il vuoto è tangibile, sarà una costante oggi, per tutto il percorso, bisogna trovare conforto nella ruvidezza delle rocce, negli appigli acuminati, scoprire dopo ogni curva che un'altra nasconde nuovi segreti.










Sulla cima del Foronon del Buinz la vista è perfetta, il profondo senza fondo sembra il doppio di se. Il Montasio e lo Jof Fuart ancora una volta rubano la scena al panorama, vicine e impossibili.








Raggiunto il nuovo bivacco facciamo una sosta e già una prima stretta di mano. Poi si scende, verso Sella Buinz.




















Ci aspetta la seconda parte, la più impegnativa, ugualmente spettacolare. Intanto continuo a scrivere il racconto del Ceria Merlone senza mai mollare la presa. Aggiriamo le pendici del Modeon su una cengia quasi continua, la montagna si racconta, ci entriamo dentro alla ricerca dell’invisibile, del praticabile, scriviamo nella memoria.
Consapevole del pericolo e della mia educazione alla prudenza, comincio a sentire il peso dello zaino e dell’allenamento probabilmente insufficiente e rallento un po' il ritmo scendendo piano alle bassezze del mondo, cercando di assaporare il più possibile il linguaggio della montagna, di quel suo saper unire la terra con il cielo, dove l’ultimo passo dipende dal primo e viceversa.


















Un canale con ghiaie, una cengia erbosa, ancora un canale e si scende alla Forca della Val. Gradoni, cenge e siamo al suggestivo tratto della Puartate poi ancora una discesa quasi verticale, poi una cengia esposta, passaggio storico sotto la tacca che porta il nome omonimo.




























Siamo ancora dentro la montagna, sopra la montagna, sul filo di cresta, con qualche aereo passaggio e ancora una volta si sale a scrivere un’altra pagina sotto Punta Plagnis. Questa via è interminabile, sopra il cielo, sotto la terra, nella fatica scavi all’interno del tuo intimo e nel silenzio sovrannaturale umilmente trovi le parole per proseguire, ancora un canale da scendere, ancora una cengia da percorrere e si arriva a Forcella Cregnedul. Qui potrebbe finire, ma noi abbiamo già deciso di fare il percorso intero fino al Lavinal dell’Orso.














Di fronte a noi le Cime Castrein, sotto di noi la grande parete della Cima della Puartate. Mi lascio assorbire da una viva lentezza, scendo la scaletta, una cengia erbosa e una serie di canalini che superano le verticali balze rocciose fino al ghiaione pensile che attraverso fino al cengione calando poi per le ultime balze fino al Lavinal dell’Orso. Alla fine l'unico pericolo vero, dopo un grande sasso, il fischio di un altro che come un proiettile mi passa vicino alla testa. Sopra di noi gli stambecchi ribadiscono la loro superiorità territoriale.












E’verò, sono terribilmente stanco e non trovo più parole, stringo di nuovo la mano a Flavio e poi guardo all’insù e i miei occhi tornano a meravigliarsi, dimenticando le contorsioni della mente, assorbono ogni minima variazione di luce, ogni pietra, ogni zolla erbosa ogni pendio scosceso. Sono ancora immerso nella montagna con il mio respiro da non accorgermi che la montagna oggi mi è entrata dentro, meravigliato, afferrato.
Quelle rocce che si elevano fino al cielo, quelle profonde voragini che precipitano verso pensieri ombrosi, quei canali e quelle cenge che ti si svelano all’improvviso, dove l’impossibile diventa possibile, quel timore mai reale, quella sensazioni di fatica che pare di non potercela fare, fanno correre l’immaginario e sentire la forza che può unire l’emozione e allo stesso tempo la quiete, fuori da confini prestabiliti, eterea ma allo stesso tempo al sicuro di una natura si esigente ma pronta a donarti la sua grazia.




Passo degli Scalini, mi volto indietro, ancora una foto, si chiude il quaderno degli appunti, volente o nolente la forza di gravità ci attira, ci riporterà indietro comunque contenti ed appagati, passiamo le Casere Cregnedul, Larice e di Mezzo, dove la montagna è anche cultura e tradizioni e finalmente possiamo mettere via il nostro pezzo di carta e la penna che ci siam portati dietro lungo il percorso.
















Avrei voluto metterci il timbro del bivacco ma ancora non c’è, però caro Flavio la firmetta ce la mettiamo...... e anche le foto.:) . Ecco , il Ceria Merlone per me è stato così.


15 commenti:

  1. Luca, bellissima escursione e per raccontarla bisognerebbbe inventare parole nuove. La tua descrizione non è nè retorica nè enfatica, fa capire che il Ceria-Merlone scatena tante sensazioni. Solo percorrendolo però si può capire fino in fondo il senso profondo delle tue parole.Grazie per aver accettato l'invito, da solo non lo avrei certo ripercorso! :happy:

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  2. Marco C. writes:Ciao Luca.Che meraviglia il Ceria Merlone.Ti ringrazio per il tuo racconto, perchè fa rivivere le sensazioni che ti accompagnano. Quando l'ho fatto io ho preso anche pioggia e grandine, ma nonostante ciò rimane forse l'itinerario più bello.Bravi.

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  3. Originally posted by anonymous:Unregistered user # Tuesday, August 28, 2012 1:38:34 PMMarco C. writes:Ciao Luca.Che meraviglia il Ceria Merlone.Ti ringrazio per il tuo racconto, perchè fa rivivere le sensazioni che ti accompagnano. Quando l'ho fatto io ho preso anche pioggia e grandine, ma nonostante ciò rimane forse l'itinerario più bello.Bravi.Ciao Marco, anche noi all'inizio avevamo timore per il tempo che si stava mettendo male, poi con il vento tutto si è aperto ed è stato magnifico. Penso che con la pioggia e la grandine e le rocce bagnate non sia molto divertente. Il giorno dopo ero troppo stanco per rendermi conto ma adesso sono stracontento !Mandi e grazie del passaggio

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  4. Originally posted by frivoloamilano:frivoloamilano # Monday, August 27, 2012 7:51:49 PMLuca, bellissima escursione e per raccontarla bisognerebbbe inventare parole nuove. La tua descrizione non è nè retorica nè enfatica, fa capire che il Ceria-Merlone scatena tante sensazioni. Solo percorrendolo però si può capire fino in fondo il senso profondo delle tue parole.Grazie per aver accettato l'invito, da solo non lo avrei certo ripercorso! grazie per avermerlo proposto, non lo avrei percorso neanch'io da solo , ne la prima ne la seconda volta:yes:

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  5. Nadia writes:Beh...che dire...non parli molto(se non dopo un paio di birre!)..ma in quanto a scrivere,non hai paragoni!Scrivi davvero bene!tra te e Flavio mi avete quasi fatto venir voglia di tornare a ripercorrerlo!...quasi!..per ora ci son già ritornata,attraverso le vostre foto e parole!Ciaooo

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  6. Originally posted by anonymous: Unregistered user # Wednesday, August 29, 2012 4:16:38 PMNadia writes:Beh...che dire...non parli molto(se non dopo un paio di birre!)..ma in quanto a scrivere,non hai paragoni!Scrivi davvero bene!tra te e Flavio mi avete quasi fatto venir voglia di tornare a ripercorrerlo!...quasi!..per ora ci son già ritornata,attraverso le vostre foto e parole!CiaoooCiao in silenzio ho dovuto memorizzare tutto perchè il Ceria Merlone ti lascia senza parole e senza fiato :eyes: , mica potevo iniziare prima con le birre :D !!!!!Mandi all'Alpinfamily

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  7. Graziano writes:Tutto molto affascinante. Siccome sarà la mia prossima meta in solitaria, mi chiedevo come mai, all'inizio, in due foto vi vedo alle prese con le vostre corde?? Non mi risultava ce ne fosse bisogno..o sbaglio? Tra l'altro io avevo intenzione di fare l'anello in senso contrario. Grazie in anticipo per l'eventuale risposta

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  8. Originally posted by anonymous:Graziano writes:Tutto molto affascinante. Siccome sarà la mia prossima meta in solitaria, mi chiedevo come mai, all'inizio, in due foto vi vedo alle prese con le vostre corde?? Non mi risultava ce ne fosse bisogno..o sbaglio? Tra l'altro io avevo intenzione di fare l'anello in senso contrario. Grazie in anticipo per l'eventuale rispostaCiao Graziano, quelle che vedi nelle prime foto non sono corde ma i cavi d'acciaio dei pezzi attrezzati. La corda non è necessaria, e Flavio per esempio aveva solo un imbrago fatto con un pezzo di corda che può anche essere sufficiente. I cavi sono presenti principalmente nei tratti più difficili e in qualche cengia o nei pezzi verticali. Il resto richiede solo tanta e continua attenzione. Per quanto posso dire io l'anello in senso contrario è più faticoso. Rispetto alle relazioni in giro ci sono delle variazioni di percorso ma è tutto ben segnato. Un saluto Luca

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  9. Graziano writes:Scusa il disturbo Luca. Stavo ammirando le foto di un vostro giro in trentino nella Zona del Piz Boè. Ho letto che stavi per fare la classica a questa cima. Ti risulta che per arrivarci esista una via normale, senza ferrate o difficoltà alpinistiche? Sulla Tabacco vedo un sentiero puntinato senza alcuna di queste segnalazioni e quindi immagino esista effettivamente una via, per così dire, più abbordabile. Grazie

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  10. Sempre bello riviverlo con il vostro post

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  11. Originally posted by lor74cas:Lorenzolor74cas # Saturday, September 1, 2012 12:36:35 PMSempre bello riviverlo con il vostro postGrazie Lorenzo. tutti quelli con cui ho parlato che l'avevano già fatto, me lo hanno sempre descritto come una cosa spettacolare, adesso posso dirlo anch'io :)

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  12. Originally posted by anonymous:Unregistered user # Friday, August 31, 2012 9:31:28 PMGraziano writes:Scusa il disturbo Luca. Stavo ammirando le foto di un vostro giro in trentino nella Zona del Piz Boè. Ho letto che stavi per fare la classica a questa cima. Ti risulta che per arrivarci esista una via normale, senza ferrate o difficoltà alpinistiche? Sulla Tabacco vedo un sentiero puntinato senza alcuna di queste segnalazioni e quindi immagino esista effettivamente una via, per così dire, più abbordabile. GrazieCiao Graziano, la salita più facile al Piz Boè si fa sfruttando la funivia del Sass Pordoi. Da lì per sentiero alla forcella Pordoi, alla sella sotto il Piz Boè e poi il crinale finale con gradini di roccia (cai 627-638) 3,5 ore totali. Sovraffollato. C?è un sentiero che parte dal Passo Pordoi nei pressi del monumento a Coppi che sale alla Forcella Pordoi, puntinato ma non ha difficoltà, solo un pò di dislivello da mettere in conto . Questi sono gli accessi più facili .Mandi

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  13. Simone writes:Da molto tempo seguo i tuoi racconti meravigliosi e ora che sono lontano dalle nostre stupende montagne li ritengo ancora più preziosi e li rileggo con invidia e nostalgia!Un enorme grazie!Simone

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  14. Originally posted by anonymous:Unregistered user # Tuesday, September 4, 2012 9:03:09 PMSimone writes:Da molto tempo seguo i tuoi racconti meravigliosi e ora che sono lontano dalle nostre stupende montagne li ritengo ancora più preziosi e li rileggo con invidia e nostalgia!Un enorme grazie!SimoneCiao Simone. E' vero, sono montagne stupende, io cerco di fare il possibile per raccontare quello che vedo e quello che penso mentre ho la fortuna di percorrerle.Un saluto

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  15. Originally posted by anonymous:Unregistered user # Sunday, September 9, 2012 6:01:00 PMgiovanni writes:http://www.youtube.com/watch?v=UHGTQwTSZn0;):lol: :lol: :lol: ! grande ( anzi Terza Grande :D )

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