La cima del Monte Dimon ci mancava, l’anno scorso ci abbiamo provato con il bel percorso ad anello proposto da sentierinatura ma era ancora troppo presto e la neve ci ha respinto poco sotto la forcella a nord. Era stato un bel giro comunque, ricco di sorprese
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Per completare il lavoro iniziato, visto che abbiamo deciso per un ritorno, stavolta per l’altro versante, dovevamo almeno avere le condizioni simili e non possiamo che ringraziare il meteo per questo.
Giornata variabile con il sole e il cielo azzurro che si alternano a nuvoloni grigi e qualche piccola goccia. Neve residua sui pendii che potrebbe creare qualche ostacolo alla meta. Ideale per ricreare la stessa atmosfera.
In effetti il Dimon è una cima facile, ma pur sempre supera i 2000 mt e la neve di aprile in certi posti resiste ancora , pertanto un po’ di dubbi ci sono e l’unica è andare a vedere.
Arrivati a Castel Valdajer solo due auto, una sola persona, Bepi, un cividalese che conosco che ci ha salutato ed è partito su per il sentiero e chi l’ha visto?
Ci incamminiamo anche noi su per il sentiero 404 che per un tratto segue il percorso della vecchia pista da sci, poi piega verso i prati di Malga Valdajer per invertire presto direzione, ancora verso la pista che termina sotto lo strappetto finale di Cima Val di Legnan. Questo primo tratto percorso ci consente, nonostante il tempo, di godere già di primi scorci di panorama verso il Sernio e il Tersadia, ma soprattutto mette in moto il nostro andare, il nostro camminare essenziale.
Come sempre sospendiamo ogni collegamento con la rete metropolitana e il passo diventa prezioso. La lentezza costeggia la dorsale dei prati ricchi di crochi e primule minori e ci porta lontano, verso la cima del Monte Neddis.
Un percorso aperto, panoramico, nonostante tutto solare che ci consente di pensare, ogni passo è un pensiero che si incammina con il respiro. Anzi, passo e pensiero si accompagnano e si alimentano alleggerendo la fatica del pendio. I prati che risalgono in cima al Monte Neddis sono davvero rilassanti, i panorami molto interessanti, anche se a tratti dobbiamo sopportare il maltempo che, ampiamente previsto dal meteo, ci scarica una piccola mitragliata di palline di ghiaccio.
Sulla cima innevata del Neddis si spalanca la bellezza della nostra terra, le nostre montagne più care, un susseguirsi di cime che si accavallano, ancora imbiancate sotto l’azzurro dipinto di nuvole grigie e bianche che creano strani effetti di luce dove i raggi del sole riescono a forare il tessuto del cielo.
Fino ad ora due sole persone, silenzio, il soffio di un vento a tratti leggero a tratti più minaccioso. La forcella tra il Neddis e il Dimon è ancora carica di neve e il sentiero che prevedo per il ritorno per casera Montute è coperto, sparito, sconosciuto.
Il pendio finale per la cima del Dimon si presente anch’esso a tratti coperto e dalla cima del Neddis si vedeva ancora molta neve sulla crestina finale. Per un attimo abbiamo pensato che la neve ci fermasse ancora una volta e che la forcella fosse il limite per oggi. Ma cos’è il limite senza oltre? Il limite in questo caso sta nel nostro vedere, che non significa non poter andare . Al limite si torna indietro, conoscendo i nostri limiti………………..ecco, pensieri sottosopra.
Insomma tra neve, crochi e panorami risaliamo fino all’antecima per aggiungere ulteriori tasselli al mosaico montagnino di oggi. Da lì alla cima un po’ di attenzione in più per i residui di una sottile cresta di neve e in breve il piccolo mucchietto di pietre è raggiunto. Il freddo dei giorni scorsi, dopo un periodo caldo, ha compattato parecchio la neve e quella rimasta tiene ancora.
Come ogni volta, come ogni cima, ci affidiamo alla danza lieve tra terra e cielo e l’istinto ci porta a guardare in su. Più volte mi sono fatto domande cercando di mettere ordine ai pensieri: forse il cielo è da dove siamo venuti? O forse cerchiamo inconsciamente il cielo per fuggire dagli abissi sospesi sotto di noi. La metafora della vita si ripete ogni volta e la montagna radicalizza con le sue forme e con i suoi colori intrecciando le nostre scelte di vita quotidiana ma lasciandoci liberi di ascoltare cose ed emozioni che in altri luoghi e in altri momenti non si percepiscono. E’lo spazio della montagna che contiene tutta la nostra libertà in ogni passo, in ogni slancio, in ogni rinuncia. Puoi scegliere se fermarti o progredire. Inizio e scelta sono legati, scorrono assieme come compagni ma solo se sopra c’è qualcosa di superiore che li sostiene. E’ bello sostare su una cima piccola o grande, facile o difficile e fermarsi a pensare un po’, guardare lontano, piccoli
Una sosta lunga, a guardare verso lo Zermula e la Creta di Aip da una parte e il Sernio dall’altra mentre lontano spiccano le alte cime delle Giulie ancora innevate. Ma anche verso il Coglians e le Cjanevate, verso la Creta di Timau e poi una seconda scarica di palline di ghiaccio ci fa ricordare che c’è anche la discesa da fare. Che nonostante tutto non possiamo restare lì. La metafora si scioglie come la neve man mano che procediamo verso la forcella tra le cime, ancora tra i crochi
Al bivio proviamo a scendere verso casera Montute di Mezzo ma ci ficchiamo nei guai. Il sentiero è sparito ed è un tratto che personalmente non conosco, per cui vado un po’ ad istinto interpretando la cartina e le curve di livello ma la neve gioca brutti scherzi e ci ritroviamo su un pulpito dove da una parte scende un ripidissimo pendio innevato e dall’altra alti dirupi franosi e così ci tocca risalire. Insomma, ci stava anche di essere bloccati dalla neve come l’altra volta ma oggi in discesa.
Risalito il pendio con fatica siamo alla forcella e poi di nuovo in cima al Monte Neddis dove inizia piacevolmente la discesa per i dolci prati che abbiamo percorso stamane.
E così dopo tanti passi e tanti pensieri alla fine ci è venuta fame. Naturalmente adesso che siamo arrivati all’auto può anche piovere …… già, ormai è andata.
Amiamo la montagna e ritroviamo nelle tue parole emozioni conosciute, stati d'animo noti, sensazioni forti. Non tutti però abbiamo la capacità di tradurre in parole quello che sentiamo e proviamo; tu ci riesci benissimo e il tuo scrivere fa vibrare.ciao
RispondiEliminaBello il Dimoon ormai fatto in estiva ed invernale, la mezza stagione mi mancava, eh non ci son più le mezze stagioni :happy:
RispondiEliminagiovanni writes:un aforisma di wilde si adatta proprio bene al post di flavio:"il pensiero e il linguaggio sono per l'artista gli strumenti della sua arte"mandi sottosopra
RispondiEliminaOriginally posted by frivoloamilano:frivoloamilano # 1. May 2011, 09:18Amiamo la montagna e ritroviamo nelle tue parole emozioni conosciute, stati d'animo noti, sensazioni forti. Non tutti però abbiamo la capacità di tradurre in parole quello che sentiamo e proviamo; tu ci riesci benissimo e il tuo scrivere fa vibrare.ciao:) grazie Flavio, anche tu però spesso ci riesci , eccome.....
RispondiEliminaOriginally posted by anonymous:Anonimo # 1. May 2011, 19:04giovanni writes:un aforisma di wilde si adatta proprio bene al post di flavio:"il pensiero e il linguaggio sono per l'artista gli strumenti della sua arte"mandi sottosopraGiovanni, sta bon , tu mi fasis vigni il blec..... :o
RispondiEliminaOriginally posted by lor74cas:Lorenzo # 1. May 2011, 13:29Bello il Dimoon ormai fatto in estiva ed invernale, la mezza stagione mi mancava, eh non ci son più le mezze stagioni eh si stava meglio quando si stava peggio :D
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