mercoledì 4 febbraio 2009

MALGA GLAZZAT: non si torna indietro.

domenica 1 febbraio 2009
Elena e Giovanni, Marisa e Luca


Dalla vetta del Monte Brizzia, sopra l’abitato di Pontebba lo sguardo verso Ovest regala stupende viste verso il Monte Cavallo e verso la val Pontebbana. Colpisce poco più in là una piccola cima tondeggiante, verde dei prati della Malga Glazzat. In inverno questa si trasforma imbiancata di neve in una meta caratteristica per una facile ma molto bella escursione con le racchette da neve.



...


E così anche questa domenica in compagnia di Giovanni ed Elena, stavolta sfidando decisamente le previsioni meteo, ci avviamo verso Pontebba con destinazione Sella Cereschiatis punto di partenza di questa particolare escursione invernale. A Gemona son le 8.30 che già comincia a nevicare ma ormai siamo alzati e visto che saliamo dalla parte di Pontebba il motto è “non si torna indietro” ( Ernesto docet).
Risaliamo la Valle su una strada che comincia a coprirsi decisamente di bianco sotto una nevicata che si fa sempre più consistente. I piccoli paesi di Studena alta e Frattis si rivelano molto piacevoli, arricchiti da una serie di nuove piccole baite in legno che fanno sperare per il futuro in un leggero ripopolamento. Questa vallata si scopre bellissima, tranquilla e molto interessante. Il re inverno si è fermato anche qui coprendo tutto con il suo bianco mantello e regalandoci stupende cartoline di stagione. Peccato per il cielo grigio che tende a nascondere i particolari ma comunque anche la neve che scende contribuendo ad aumentare il già consistente velo bianco ha il suo fascino. Prati e boschi coperti di neve , neve e ancora neve che scende, aria fredda e ancora neve, e …..mi sogno perfino gli Igloo.
Tutto questo però non ci sottrae dal tener presente che non è una bella giornata per escursioni invernali. Ma ormai non si torna indietro.
Ai primi segni di Skodamento dell’auto di Giovanni ci fermiamo a metter le catene e in breve saliamo alla sella dove con sorpresa non troviamo il minimo spazio per parcheggiare e dopo un paio di tentativi scendendo i tornanti verso la Val Aupa parcheggiamo in mezzo alla strada, tanto, a parte un fuoristrada non c’è nessuno. Chi vuoi che sia così sottosopra da andar in giro con sto tempo.
Stavolta indossiamo subito le racchette, anzi no, prima dobbiamo superare i due metri del muro di neve sulla strada.
La pista si rivela per un primo tratto un piacevole saliscendi, uno strato di neve fresca sopra neve consolidata ci consente di sfruttare al meglio le ciaspe. La strada forestale ha un aspetto diverso, molti alberi sotto il peso della neve sono caduti o son piegati su se stessi invadendo il percorso però si passa comodamente sotto.


Poco prima del Rio Glazzat un tratto di costone ripido è franato sulla strada lasciando uno stretto passaggio che si supera comunque con facilità. Un paio di ripidi tornanti e siamo velocemente sui pascoli di Malga Glazzat Bassa. I segnavia son quasi sotto la neve, così come la casera. Attraversiamo la bella radura per imboccare la strada forestale che prosegue per Glazzat Alta tralasciando le indicazione del sentiero nel bosco che faremo al ritorno.


L’ampia radura della malga offre delle viste sulla Val di Gleris con le sue bellissime creste seminascoste dalla nebbia e dalle nuvole cariche di neve. Un alone luminoso ci dice dov’è nascosto il sole e una tenue luce è appena sufficiente a dare un po’ di contrasto al paesaggio consentendoci di distinguere i prati dal cielo. Seguendo la forestale procediamo in salita seguendo un evidente tornante che ci porta ai prati della malga che raggiungiamo superando gli ultimi cento metri circa in spazio aperto. Verso Pontebba si intravede la vallata e poi le Slenze e tutta la Val di Gleris seminascoste. Dalla parte del Monte Cavallo non si vede praticamente nulla.





La nevicata aumenta improvvisamente di intensità nascondendo tutto, saliamo per la neve seguendo le tracce di qualcuno sceso con gli sci, in cerca della casera. Il tetto semisepolto delle stalle ci compare dopo un po’ e così di seguito tutta la costruzione si offre a noi. C’è tanta di quella neve che non mi ricordo mai di averne vista così. Si sale sul tetto delle stalle camminando. In certi punti raggiunge i tre metri. E continua a nevicare. Bello, bellissimo, uno spettacolo; i prati sopra la casera e il Monte Glazzat sono appiattiti dalla neve che sembra una distesa di bianca manna del cielo che va ad interrompersi contro gli abeti del bosco per fondersi con loro. Sosta, breve, riparati dalle scale del piano superiore.
In mente avevo un giro passando per casera Laduset e ritornando per il Cuel des Jerbis sul segnavia 434 fino al bivio che si ricongiunge alla malga, ma è talmente strano il paesaggio che sembra tutto modificato. Mancano punti di riferimento, le stradine e i sentieri son scomparsi sotto la neve, le montagne circostanti non si vedono, i segnavia neanche parlarne.


Con tutta questa neve è facile sbagliare, ci son molti percorsi che sembrano tali ma non portano da nessuna parte. Ma non si torna indietro. Prendiamo invece la direzione dei prati verso il bosco, ci accontentiamo per oggi di questo splendido regalo, che è abbastanza, considerato che si doveva stare a dormire. La neve oggi è tutta per noi,a parte un tipo con gli sci e un bel cane non abbiam trovato nessuno.


Non c’è che dire, riuscire a percorrere questi tratti dopo una fitta nevicata è una grandissima e piacevole soddisfazione. Raggiunto l’incrocio di sentieri scendiamo ora per il bosco fino al comparire nuovamente dei prati. Dimentichiamo il tratto percorso all’andata seguendo le tracce di sci che entrano nel bosco. La neve ha una consistenza tale che nei tratti ripidi si “scia” anche con le ciaspe.
Bellissimo, poi si sa che le ciaspe non sono sci e allora io e Elena verifichiamo quanto sia bello scendere sui cuscini del fondo schiena. In breve , scivolando sulla neve raggiungiamo di nuovo la radura di Glazzat di Sotto dove un temerario come noi, anche lui un pò sottosopra si offre di farci una foto di gruppo: prezioso.


Ridiscesa la pista forestale in poco tempo siamo all’auto direzione Pontebba. Ci sta una birra e un frico dal Michelino? Of course ( “di corsa”)adesso si che si torna indietro….

< FOTO E SLIDESHOW DELL'ESCURSIONE >












6 commenti:

  1. Nadia writes:

    Mamma mia quanta neve!!! Bravi! Mai fermarsi..nel letto!Ps. Ma "Of course"..non vuol dire "naturalmente"? ahahahah

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  2. Naturalmente. ma mi piaceva di più "di corsa" , direttamente dall'inglese al friulano :D :D :D .Mandi Luca e Marisa

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  3. Luca l'Alpinauta writes:

    è bello vedere che la ribalta televisiva ed il successo non ti hanno cambiato!sei sempre tutto d'un frico!!!!

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  4. Il frico non si discute, MAI ..... e se ci metti anche la polenta potrei rinunciare .......mmmmmh ci devo pensare :whistle::whistle: .....Non è che per caso ci metti anche una luanje? ...... anche piccola va bene :p :p :p :p :p

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  5. ....cuori nella tormenta.....che temerari:up: Ma di quale ribalta televisiva e successo si parla? Mi sono perso qualcosa?ciao, Frivoloamilano

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  6. Mandi Frivolo , adesso ti spiego.per due lunedi di fila su telefriuli . caspita. Una volta con Confartigianato intervistato sul fotovoltaico e poi una comparsata in una puntata speciale neve di Sentierinatura. E non chiamarmi Gabriele Paolini.:D :D :D Comunque a parti gli scherzi, un bel giro domenica.Ciao

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