lunedì 23 febbraio 2009

PALCODA E TAMAR: vecchi borghi abbandonati nella Valle del Torrente Tarcenò- Tramonti di sotto

Marisa e Luca domenica 22 febbraio 2009


Un impegno improvviso ci fa perdere per oggi gli amici Roberto e Keti e ci ritroviamo soli soletti per questa bella escursione nei borghi abbandonati di Palcoda e Tamar nella Valle del torrente Tarcenò partendo da Tramonti di sotto.

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Ci sono periodi dell’anno in cui ci piacciono molto questo tipo di escursioni e così dopo il Lago di Ciul da Tramonti di Sopra che ci ha fatto scoprire il vecchio borgo di Frassaneit e la magnifica traversata da Illegio a Campiolo alla riscoperta del vecchio borgo di Stavoli, oggi percorriamo questo stupendo itinerario, ancora alla ricerca di vecchi paesi abbandonati. E alla fine devo dire che quello di oggi è stata una vera e piacevole sorpresa.
Dal centro del paese di Tramonti di sotto una indicazione per Palcoda ci porta con una stradina alla località di Comesta dove nei pressi di una sbarra di divieto lasciamo la nostra auto per iniziare questo splendido percorso che ci porterà a visitare le antiche borgate fantasma di Palcoda e Tamar.
La strada forestale ci invita per un breve tratto a costeggiare il torrente Tarceno’, tralasciando le indicazioni per del vecchio sentiero per Tamar che percorreremo al ritorno.

Quando la strada forestale (quanto vecchie sono le mie carte, che ancora non appare?) piega a destra la abbandoniamo ed entriamo finalmente nella natura vera. Un sentiero prosegue a fianco del torrente salendo a serpentine in un magnifico bosco di pino nero. La temperatura è piacevole e, dopo le prime rampe, cominciamo a toglierci qualcosa. La sensazione che proviamo subito è quella di una solitudine di rara bellezza, immersi nella natura che si è ripresa il suo mondo. Si sentono le acque del torrente che scendono allegre sui salti di roccia creando cristalline pozze e piccole cascatelle. Si sentono i piccoli uccelli del bosco cantare come in primavera. Si sentono i nostri passi sul sentiero rompere i piccoli ramoscelli e calpestare le foglie. Lungo il sentiero le primule, gli ellebori e già qualche fioritura di erica.

Si sente che la stagione sta cambiando, inesorabile proseguire del tempo che scandisce come sempre la vita. Sicuramente l’inverno farà ancora parlare di se per un pò, ma i segni sono chiari, inconfondibili, e il sole farà il suo dovere. Nell’ombra resistono ancora cristalli di ghiaccio ma oramai sarà pronto a sciogliersi per alimentare il corso del torrente. Ad un prossimo guado altre acque, altre piacevoli piccole cascate.
Mi fermo a scattare qualche foto, mentre Marisa che mi precede continua a salire. Perdiamo così le indicazioni per Vuar verso sinistra che poi scoprirò essere i ruderi di una stupenda abitazione che meritava senz’altro una visitina. Il sentiero sale ancora ma è una salita sempre piacevole e abbastanza moderata che passa a fianco di una zona dirupata.

Un paio di pulpiti privi di vegetazione ci regalano qualche panorama sulla Val Tramontina e qualche sguardo sul Col Nudo e il Cavallo. Raggiunta una forcella tralasciamo ancora le indicazioni per Tamar per dopo e iniziamo a scendere. Davanti a noi si apre la valle del Chiarzò e già da lontano si vede l’abitato di Palcoda meta della nostra visita. Svetta il campanile.

La discesa ci porta fino sul greto del torrente dove nei pressi di un cartello tematico si incontrano le indicazioni per Campone.


Il sentiero che scende porterebbe ad una bella cascata e poi per un percorso decisamente impegnativo fino a Campone, seguendo la gola del torrente, con salti di roccia, guadi profondi, forre e cascate. Sicuramente affascinante esperienza. Seguiamo invece le indicazioni per Palcoda guadando ancora il torrente per riprendere un evidente sentiero che dopo aver passato un paio di ruderi di Palcoda di sotto ci porta in salita verso l’abitato di Palcoda superando con una certa comodità la forra del torrente che ci regala ancora splendidi colori dell’acqua e vorticose cascate. Un breve tratto ghiacciato, un’altra cascatella e poi compare a noi l’agglomerato dei ruderi del paese.


In primis i resti della Chiesa di S.Giacomo con il suo intatto campanile. All’interno un libro di vetta su cui lasciamo traccia del nostro passaggio, suoniamo la campana e sembra quasi che il paese riacquisti la vita di un tempo. Giriamo tra le vecchie case tra piante di noccioli e aceri.


Le edere hanno invaso le abitazioni. Un situazione irreale, un silenzio assoluto ci accompagna tra i resti di quello che una volta era una borgata viva. Ora solo resti e vegetazione. Non possiamo non fermarci un attimo a riflettere sulle condizioni di vita di quella gente che viveva quassù fuori dal mondo, isolati. Scopriremo poi che in questo paese c’erano fino a 150 abitanti, un mulino, una fornace. Anche questo paese ha una storia che va indietro nei secoli. La suggestione riempie i nostri pensieri mentre camminiamo incuriositi tra le case, qualcuna ha anche un numero, dentro la chiesa alcune pitture molto artigianali. Il resto è solo ruderi, però si percepisce la storia e la storia è vita.
Scendiamo dal paese lungo il medesimo itinerario, l’unico possibile fino al bivio per Campone, incrociando un piccolo gruppo di escursionisti, risaliamo fino alla forcella e proseguiamo per Tamar.
Il sentiero esile e ripido su tratti dirupati ci porta in una quindicina di minuti fuori dal bosco in uno spiazzo prativo dove incrociamo la strada forestale proveniente da Comesta diretta a Tamar. Scendiamo lungo la strada e arriviamo all’altro borgo abbandonato meta della nostra escursione.

Anche qui ruderi di abitazioni, invase dalla vegetazione, compaiono pian piano davanti a noi, delineando quello che era una volta un piccolo agglomerato urbano. Con piacere scopriamo un piccolo bivacco chiamato Varnerin in gestione al CAI di S.Vito al Tagliamento, aperto con una decina di posti a sedere, stufa e tavolo. Qui finalmente facciamo sosta dopo circa quattro ore dalla partenza. Un’altra firma al libro del bivacco e poi una visitina ai ruderi. Una meridiana su un vecchio muro di pietra scandisce inesorabile l’avanzare del tempo grazie ad un tiepido sole che la giornata ci ha regalato.

Un paio di pozzi ancora ben conservati. Un arco di pietra praticamente intatto mi invita ad entrare nel centro del paese. Le case sono disposte quasi in cerchio con in centro una specie di corte su cui danno gli ingressi a significare ancora una volta l’importanza della vita associativa che caratterizza sempre ogni piccola comunità. Adesso solo tetti sfondati, vegetazione, muri in rovina. L’emozione è grande, nella sua semplicità questa escursione ci ha regalato delle stupende sensazioni. Da dietro il paese un sentiero scorre incassato tra muretti a secco per raggiungere altre case a due piani di ottima fattura, direi case padronali.

Seguendo le rade indicazioni scendiamo lungo il sentiero abbandonando la traccia per Plendoria. Il sentiero scende verso valle attraversando prima uno stupendo bosco di faggi che lasciano poi ancora il posto al pino nero. Alcuni tratti leggermente dirupati e poi giù rapidamente a serpentina verso il greto del torrente Tarcenò per uscire sulla pista foestale che ci riporterà al punto di partenza.
Alla fine, il ricordo, le case fantasma, i segnali di un vivere ormai finito, la natura che un po’ alla volta cerca di riprendersi quello che era suo. Mi immagino le persone che animavano questi paesi, il suono delle campane, le voci della gente, il lavoro duro, la vita stentata ma libera e serena di un mondo fuori dal mondo.

da Wikipedia
Pàlcoda è una località del comune di Tramonti di Sotto in provincia di Pordenone (628 m s.l.m.). Si tratta di un suggestivo paese abbandonato delle prealpi Carniche, situato nell'alta valle del torrente Chiarzò, ed è raggiungibile solamente attraverso dei sentieri che partono da Tramonti di Sotto e da Campone.

Frequentata già nel Quattrocento da pastori di passaggio, fu abitata stabilmente solo a partire dal XVII secolo, grazie soprattutto all'operato delle famiglie Moruzzi e Masutti; quest'ultima si distinse sempre come la più influente e ricca del centro. Nel XVIII secolo Pàlcoda divenne un vero e proprio borgo: alle tradizionali attività primarie (agricoltura e allevamento, soprattutto delle capre), si affiancarono anche altre forme di economia quale il commercio dei cappelli di paglia, venduti perfino nei mercati del Nord Europa; vi si trovavano inoltre due fornaci, di cui una particolarmente potente, e un mulino. Nel 1780 Giacomo Masutti eresse pure una chiesa, intitolata al suo santo patrono, che conservava diversi oggetti d'arte quali tre statue di santi, oggi poste nella pieve di Tramonti di Sotto. Il numero degli abitanti (detti, secondo il dialetto locale, Palcodans) oscillava attorno alle cento unità, con punte massime di centocinquanta.

Nel 1914 Pàlcoda contava ancora 126 residenti, ma la crisi che seguì alla grande guerra toccò particolarmente la montagna friulana, accentuando il fenomeno dell'emigrazione. Il paese risultò del tutto abbandonato quando, nel 1923, partirono gli ultimi dei Masutti.

Durante la seconda guerra mondiale divenne rifugio di partigiani, che ne sfruttarono la difficile accessibilità.
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< FOTO E SLIDESHOW DELL'ESCURSIONE >

12 commenti:

  1. Luca L'Alpinauta writes:

    bella gita M.S.alla riscoperta del passato!

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  2. anche stavolta un'escursione improvvisata si è rivelata una piacevole scoperta. E così siamo andati indietro nel tempo senza chiedere nulla al tempo. Gettato l'orologio all'inizio dell'escursione ci siamo lasciati portare :wait:

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  3. A volte viene voglia di lasciare tutto, andare in un posto così, sistemare un'abitazione e ricominciare, ripensando il nostro vivere e ridare vita ad un borgo, con gli amici. Sarebbe bello.In attesa di trovare l'occasione o il coraggio, guardo le tue immagini e leggo le tue parole sempre interessanti.

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  4. Magari, ma mi sa che non è possibile. Nel frattempo per sembrar un pò meno "cittadini" non ci resta ogni tanto che farci crescere la barba.:psmurf: :psmurf: :D Ciao Luca e Marisa

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  5. nadia writes:

    wow...son stata a Palcoda parecchi anni fa...com'è cambiata!prima era tutto avvolto dagli alberi...e mio fratello si è portato anche in giro una piccola zecca sul collo per un po'...ahahah...sherpaaaaa!!!Tamar e il bivacco sono sulla lista..ci andrò!!!Ciaooo carissimi!

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  6. Ciao NadiaCarino il giretto e una bella sorpresa il piccolo bivacco. Per ora niente zecche ma la zona mi sa che si presta. :bug: :bug: :bug: un salutone Luca e Marisa

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  7. Toni Svissar writes:Beh, devo dire che mai immaginavo di trovare così tante informazioni su un posto suggestivo come Palcoda, i miei ricordi, vanno agli anni immediatamente precedenti al terremoto del '76 quando insieme ad amici e responsabili della Parrocchia di Cordovado in occasione di un periodo di campeggio a Tramonti di Sotto siamo saliti fino a Palcoda, il mio gran dispiacere è nel non disporre di foto del tempo per vedere quanto è cambiata in questi 35 anni.Il fascino di questo luogo è rimasto immutato nel tempo e spero di rivederlo prima o poi.

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  8. Ciao Toni.e' stata una piacevole sorpresa anche per noi. comunque se puoi facci un giro di nuovo. Il campanile è stato rimesso a nuovo e all'interno c'è un libro degli ospiti su cui lasciare una firma. e puoi anche suonare le campane. Per il resto la natura sta cercando di riprendesi quello che era suo. Tra le case si sente forte la storia. emozionante.ciao

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  9. Alessandro writes:Stupendo. Magari dove abito io, ci fosse la possibilità di escursioni come questa. Volevo chiedere un'informazione: è meglio partire da Tramonti di Sotto o da Campone? in quanto tempo si giunge a Palcoda... Grazie mille!

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  10. Ciao Alessandroil periodo consigliato è tardo autunno e primavera son circa 600 mt di dislivello in tutto partendo da dove abbiamo lasciato l'auto compreso la risalita a Tamar . Fino a Palcoda calcola circa 2 ore circa. L'itinerario da Campone per la Valle del Chiarzò è sicuramente suggestivo per la stupenda forra con numerose cascatelle ma più impegnativo. un saluto:up:

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  11. Alessandro writes:Grazie mille per la risposta Luca.Devo dotarmi di scarpe o attrezzature per fare il sentiero?

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  12. Se sali da Tramonti(consigliato) non hai bisogno di nulla di particolare se non normale abbigliamento da montagna e solite precauzioni.

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