mercoledì 27 agosto 2008

DALL’ALPE DI SIUSI AI DENTI DI TERRA ROSSA : cronaca di una "lezione" annunciata.

15 agosto 2008

Facciamo un passo indietro e per un pò ritorniamo alle ferie in Val Gardena.
E’ ferragosto, abbiamo chiesto alla gentile signora che ci ospita se ci prepara presto la colazione e prima delle sette ci ritroviamo la tavola pronta con il pane caldo e tutto il ben di Dio tipico dei luoghi. Siamo solo noi. La signora ci accende una graziosa candela sul tavolo fiorito e ci augura in mezzo tedesco buon ferragosto. Fuori non piove e allora si va.
...

Certe volte mi stupisco di me stesso. In genere mi reputo abbastanza previdente nella valutazione di un itinerario e del suo compimento, riducendo al minimo il rischio che io non posso controllare. Stavolta ho sbagliato senza vergogna e la lezione è puntualmente arrivata. Questa è la montagna e anche ad agosto può essere implacabile. Trovo una piccola giustificazione (se pur poco accettabile) nel fatto che la settimana di ferie in Val Gardena dura poco e che si cerca di fare, fare, fare.

Il meteo prevedeva brutto, con peggioramento nel pomeriggio ma anche gli altri giorni non era gran che, però ha tenuto regalandoci il Puez e il giro del Sass da Putia. Con questa banale scusa pur sapendo di aver torto organizziamo al meglio l’escursione. Un barlume di buon senso, seppur minimo, ce lo metto, partendo presto e programmando due alternative che comunque prevedono almeno il raggiungimento del rifugio Alpe di Tires superando la forcella dei denti di Terrarossa. Un giro più lungo per l’altipiano dello Sciliar fino al rifugio Bolzano con salita al monte Pez e discesa per il sentiero dei Turisti, mentre uno più breve tocca il rifugio Molignon e rientra a Compaccio per l’Alpe. Vediamo come va il tempo. Belle speranze…….. per entrambi.

L’escursione inizia a monte della seggiovia del Panorama sull’Alpe di Siusi. Il bigliettaio della seggiovia ci guarda stupito, unici avventori dei luoghi. Forse tre minuti prima stava pensando se chiudere tutto e tornarsene a casa. Il cielo è coperto, le nuvole corrono veloci e le valli su Castelrotto e Ortisei sono immerse in bianche nubi. Comunque non piove e lo spettacolo dell’Alpe di Siusi, anche in queste condizioni e magnifico. Il gruppo del Sassolungo è coperto per metà della sua altezza e lo Sciliar con le sue misteriose guglie fa capolino tra le nebbie.
Diritto davanti a noi la forcella dei denti di Terrarossa è sovrastata da un cielo ancor più nero, ma non piove. Ho proprio voglia di vedere cosa c’è dietro questa forcella. Voglio arrivare a vedere il paesaggio verso il Catinaccio dove sono stato l’anno passato.
Voglio godermi l’altipiano dello Sciliar, voglio, voglio, voglio…. E intanto non piove. Attirato da questi pensieri mi avvio con Marisa verso Col de Spiedl e Punta d’oro su passerelle di legno sopra la zona paludosa di Ladinser e poi in salita su sentiero e prati. Tutto attorno a noi prati, baite, vecchi fienili, qualche marmotta che corre veloce verso la tana, qualche mucca al pascolo. Nonostante il tempo cupo riesco a scattare qualche foto. Siamo completamente soli e assaporiamo per un po’ questo bel luogo. Provo ad immaginare le visioni e i panorami con il bel tempo ma le dolomiti oggi sono coperte. Le uniche visioni concesse sono in direzione dello Sciliar e dei Denti di Terrarossa e questo indubbiamente ci ha tratto in inganno. Appena superata una zona di pascoli con cancelletti in legno comincia a piovere, ma non forte. Decidiamo comunque di trovare riparo e lo facciamo all’interno di un vecchio fienile. Adesso piove forte e l’aria aumenta di intensità. Fa un freddo cane ma siamo abbastanza attrezzati per il freddo. Almeno quello.
All’interno non piove e ci si può riparare. Non so perché ma il tutto mi sa tanto di romantico. Dopo circa un’oretta smette di piovere e spunta addirittura un caldo sole. Due escursionisti si avviano verso il ripido sentiero e così gli andiamo dietro sperando che tenga per quell’oretta e mezzo circa che serve per arrivare al rifugio. So che non sarà così ma spero. Guardo verso lo Sciliar e adesso mi sembra un animale preistorico appoggiato sul dorso e le nubi bianche e basse che salgono velocemente avvolgendo il sentiero dei Turisti, sembrano eruttate dalla bocca di un drago come la magia di Merlino nel film Excalibur.

Cominciò a intravedere la ritirata. Saliamo un po’ di ripidi tornantini con passo costante verso la forcella e in breve ci ritroviamo immersi nella nebbia. Sono sempre più convinto che è meglio tornare giù. Alle prime gocce e visto che fa molto freddo dico “basta per oggi”. Sopra ce un tratto di roccette e dall’altra parte un tratto che necessita un po’ di prudenza e con la nebbia e la pioggia mi da un po’ sui nervi. Si gira e si torna indietro. Non facciamo in tempo ad indossare indumenti “Raintech” (ah la tecnologia)che siamo colpiti da un temporale mai visto. Siamo a quota 2400 e presto il tutto si trasforma in una tempesta di ghiaccio.
Fa male alle mani e in testa ( ma soprattutto all’orgoglio), siamo senza riparo e non possiamo neanche correre troppo perché il terreno è ripido. Nel giro di dieci minuti siamo con i calzoni fradici, è inutile correre rischiando di farci male e non serve nemmeno trovare riparo tanto siamo orami bagnati e pieni di freddo, meglio raggiungere l'auto. Finalmente terminiamo la discesa della parte ripida immersi nella nebbia e mestamente sotto la pioggia ghiacciata percorriamo a ritroso il sentiero verso Panorama e ci facciamo a piedi anche quest’ultimo tratto fino a Compaccio. I piedi ormai galleggiano negli scarponi, le mani ghiacciate non sentono più il dolore, ma il vero problema sono i fulmini adesso. I piccoli rigagnoli che prima caratterizzavano la zona paludosa con i ponticelli in legno sono ormai trasformati corsi d'acqua. Ogni passo nell'erba, dove non ci sono le passerelle in legno ci fa sprofondare. Ma ormai siamo vicini e raggiungiamo l’auto dove possiamo finalmente cambiarci e scaldarci un po’. A Compaccio il termometro è vicino allo zero. Un ora fa eravamo 500 mt più in su. Niente di grave , ma anche una semplice escursione a volte può nascondere delle brutte insidie. Comunque è arrivata puntuale una sonora lezione, stavolta e mi sta bene. Un’ora dopo spunta beffardo il sole. Rientriamo con la coda fra le gambe verso la nostra base ad asciugare,per l'intero pomeriggio, l'interno degli scarponi con il phon. Dopo una sistemata come si deve ci troviamo a cena con Marco e Giovanna a Pedraces e rinfrancati ci tiriamo su un po’il morale in ottima compagnia, come sempre del resto. Intanto fuori piove, sono ore ormai che ha ripreso. Il giorno dopo un tempo splendido ci regala uno spettacolo inusuale e magnifico. Esco presto in strada la mattina, il cielo è azzurro intenso e splende il sole. Le Dolomiti mi appaiono imbiancate di neve. Ad agosto. Già penso alla prossima idea per oggi. Era previsto un tentativo al Sassongher o una classica salita al Piz Boè, ma stavolta cercherò di evitare stupidaggini. Naturalmente prima vado a dare una occhiata alle previsioni meteo.





<LE FOTO DELL'ESCURSIONE >

( quelle che sono riuscito a fare prima di riparare tutto dalla pioggia)

2 commenti:

  1. nadia writes:

    Anche voi sullo Sciliar!!! che bellissimo posto...col bel tempo!! noi abbiam fatto il giro contrario...molto meno faticoso!! e anche se i nuvoloni dispettosi ci nascondevano la maggior parte dei panorami, lo Sciliar mi è rimasto nel cuore e sicuramente ci tornerò!Ciaoo

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  2. Ciao. Anche noi sullo Sciliar per modo di dire visto che non siamo arrivati neanche sulla forcella. Comunque il posto è magnifico e lo avevo messo in pole position per la settimana in Val Gardena. Non è andata ma ci ritorneremo. Mandi Luca e Marisa :up:

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