sabato 16 giugno 2018

Krn - Monte Nero


Il 16 giugno 1915 è una data storica per il Monte Nero. All'alba di quel giorno infatti il battaglione alpino Exilles dell'esercito Italiano al comando del sottotenente Alberto Picco balza all'assalto della vetta che viene conquistata alle 4.45. Ogni anno in quella data la locale sezione dell'Associazione Nazionale Alpini in collaborazione con la Sezione CAI di Cividale del Friuli organizza una commemorazione con una breve ma toccante cerimonia a cui ancora una volta ho voluto partecipare.


Solitamente mi piace abbinare la salita al Monte Nero (chiamato così per errore confondento il toponimo Krn con Crn) con il vicino Monte Rosso ( Batognica) ma quest'anno decido solo per la prima cima che comunque richiede un minimo di allenamento per affrontare e superare i circa 1200 mt di dislivello del Lavador sotto il sole che picchia come un maniscalco. Pure essendo una splendida cima e una escursione di tutto rispeto, il giro completo con discesa per la Val Luznica e per l'omonimo laghetto, alla fine, è molto più remunerativa ma decisamente più impegnativa per lunghezza e dislivello. Scenderò quindi alla Knrska Skrbina dalla cima per fare rientro per la via normale. Ma comunque per chi ha interesse rimando alla escursione intera al seguente link Krn e Batognica, due cime da ricordare
In rappresentanza della sezione locale eccomi quindi con l'amico Pietro e uno sparuto gruppo di amici al parcheggio poco prima della Planina Kuhinja, a pochi giorni di distanza dalla salita al Mrzli Vrh con Marisa, il cui punto di partenza è coincidente. Siamo molto legati a questa cima, non solo per la commemorazione alpina, ma anche per il ricordo che ci lega a Sandra, Paolo e Piergiovanni che la notte del 30 dicembre 1996 persero la vita su questa montagna nel tentativo di compiere un grande gesto di amicizia. Ogni anno qualcuno di noi passa davanti a quella croce in ferro alla base del Lavador per depositare un mazzo di fiori........ fiori di cui in questo periodo la montagna è piena, fiori che si intrecciano con il filo spinato delle trincee e che dopo la stagione invernale segnano il ritorno della bella stagione, il ritorno alla vita. Sarà pure un caso ma piace un sacco l'idea che proprio sul pendio soprastante , lontano da occhi indiscreti, nei pressi della croce e oggi solo in quel punto, fanno bella mostra di se tre splendidi Gigli martagone .
Si parte quindi, sono da poco passate le 7.30 ma il sole già scalda. Si va in cima, passando per le malghe Slapnik, fino a toccare la forcella Kozljak, meglio nota a suo tempo come la Colletta Kozljak punto di passaggio degli approvvigionamenti e delle scorte provenienti da Dreznica che servivano alla prima linea del fronte Italiano.














Qui si può fare una bella sosta prima di affrontare il Lavador. Panorami che si ampliano verso le Valli del Natisone e di Uccea, la lunga dorsale dello Stol, il bianco calcare dell'acrocoro del Canin sono il primo regalo di questa salita, peccato un po per la foschia, si vedrebbe ancor più lontano. L'infinita serie di tornanti e serpentine ci accompagnerà fino al rifugio pochi metri sotto la cima. Si, il rifugio che sembra li, sembra li, sembra..... per fortuna che c'è un po di arietta fresca e qualche nuvola pertanto la salita costante è mitigata, poi io mi distraggo ad osservare la varietà infinita di fiori e non penso. Il sentiero è facile, privo di difficoltà alcuna salvo la fatica. Ognuno tiene il passo che le è più congeniale, appuntamento in cima e così che in tre orette sono al rifugio. A dire il vero pensavo fosse aperto e in tal senso ho razionalizzato la scorta di acqua.

















Meno male che comunque salgo tranquillamente senza attingerne troppo perchè con sorpresa, trovo il rifugio chiuso, con enorme dispiacere per la mia mente che già si pregustava una sana birra da mezzo litro con la schiuma. In cima c'è un sacco di gente, alpini ed ex alpini principalmente, ma anche simpatizzanti, familiari e semplici escursionisti.







Tutti in attesa della breve ma intensa commemorazione. La “Preghiera dell'Alpino” seguita da “Signore delle Cime “ intonata da un piccolo coro presente, mettono i brividi. Sono il solito romanticone da non accorgermi che i brividi son solo conseguenza del sole che non c'è più, sparito dietro le nuvole e un venticello grezzo e gelido soffia dal Triglav che ci appare lontano.




La vetta più alta, il Trono degli Dei è laggiù a sovrastare le Giulie, a controllare che tutto sia a posto, custodendo dall'alto i segreti del Bogatin di cui Zlatorog è simbolo indiscusso. Comunque fa freschetto, vorrei raccontare dei segreti del Parco Nazionale del Triglav ma è una lunga storia e sarà per un'altra volta, per ora posso solo collegare Zlatorog, il camoscio dalle corna d'oro, ad una nota etichetta di birra slovena che già pregusto …....


Si scende, faccio da battistrada al nostro gruppetto verso la Krnska Skrbina, la forcella tra il Monte Nero e il Monte Rosso che si presenta davanti a noi con la sua lunga ed ardita scalinata scavata nella roccia. Resti di guerra, filo spinato, trincee e altro fanno da contrasto alla bellezza del luogo, quando la vista spazia verso la vallata del Krnsko Jezero o ancora verso la catena delle Giulie orientali o verso il Peski e sella Batognisko sedlo, crocevia di sentieri da dove è possibile proseguire verso l'altipiano della Komna, verso Planina Razor o verso la Val Luznica, il cui sbocco si vede in fondo, un ripido canale che scende verso le Planine Leskovca e Kasina ai piedi del Maselnik, del Srednj Vrh e dello Skofic.








 Con il sole che va è che viene scendiamo senza difficoltà lungo il Lavador a raccordarci con il sentiero dell'andata nei pressi della forcella Kozljak e poi giù al parcheggio, non senza dedicare un po di tempo ai panorami a alla natura che questa montagna offre. 






Pietro ed io salutiamo il gruppo per fare tappa a Tarcetta  piccolo paese delle Valli del Natisone dove per l'occasione gli alpini si ritrovano per festeggiare ancora un po con l'immancabile pastasciutta e il buon vino ….... e anche la birra......... insomma anche stavolta missione compiuta.

4 commenti:

  1. Giusto così, per non dimenticare anche se forse, più che quelli della nostra generazione, sarebbe utile mostrare certi luoghi alle nuove leve che spesso quando nomini certi luoghi non solo non sanno dove collocarli ( e google maps.....?) ma neppure cosa significano.

    Mezzo litro di qua.... mezzo litro di là..... evviva il luppolo!

    Ciao. Decimo

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    1. io consumo mezzo litro ogni 500 mt di dislivello sia in salita che in discesa, alla fine i metri di dislivello son circa 1250 ........Ciao

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