Panoramica a metà. Un riferimento alla “panoramica delle vette”, balzata agli onori della cronaca per il mancato giro d’Italia ci potrebbe stare. In effetti la famosa strada sembrerebbe sistemata, ma se uno la percorre in auto si accorge che c’è qualcosa che non va. Certo è magnificamente panoramica, forse anche troppo, con il rischio che una minima distrazione ………insomma basta non soffrire di vertigini.
Meglio parlare di un bel percorso escursionistico, un giro ad anello che collega il Cimone di Crasulina al Monte Crostis, partendo dai ruderi di casera Valsecca.
Dopo la scammellata del Tricorno, avevamo bisogno di una escursione tranquilla, nei verdi paesaggi delle montagne Carniche, per godere di grandi spazi, di infiniti panorami sul Coglians, sulle Dolomiti, su tutti i monti di confine del Passo di Monte Croce Carnico, si fondovalle di Ovaro, Forni Avolti. Negli anfiteatri occupati dalle Malghe, con le mucche e le capre al pascolo.
Anche se la giornata non è proprio tersa e il cielo sereno come ci sarebbe piaciuto decidiamo per questo giro ad anello, andando avanti fino dove ci piace, fino dove vogliamo, senza un obiettivo, con la possibilità di scendere dal filo delle creste lungo i tanti sentieri che raggiungono la strada.
Di fronte alla segheria di Sella Valcalda, prima di Ravascletto, inizia la “strada” che si sviluppa per un primo tratto all’interno di un bellissimo bosco, per poi uscirne a quota 1850 circa, nella splendida verdeggiante conca che ospitava Casera Valsecca ( ruderi). Qui, con grande sollievo di Marisa che per tutto il tratto era aggrappata al cruscotto, parcheggio e iniziamo il nostro giro. Siamo su bellissimi pascoli alpini, con la vegetazione prevalente di ontani, rododendri e tante fioriture di campanule e genziane. Il sentiero si raccorda con quello proveniente da fondovalle e aggira le pendici del Monte Valsecca e del Piz de mede.
Quel che rimane di numerose casere una volta attive e animate fa un po’ riflettere, sarebbe auspicabile un loro utilizzo a ravvivare la bellezza di questi luoghi. La presenza di animali al pascolo e di continui fischi di marmotte fa si che la solitudine con cui percorriamo questi pendii diventi un silenzio fatto di rumori.
Anche se fa piuttosto caldo, il sole è timido e l’azzurro stenta a prevalere sulla foschia, ma noi ci lasciamo cullare dai panorami e dai dolci pendii, pianori e crinali erbosi, qualche roccia affiorante e fiori, il tutto con insignificante e rilassante dislivello. Ad un bivio seguiamo il sentiero 154 con una breve deviazione a visitare dei resti di trincee che su tutta la cresta che va dal Cimone di Crasulina al Crostis, ai tempi della prima guerra mondiale, costituiva la linea difensiva di artiglieria che culminava poi sulla cima del Monte Terzo. Tra le erbe affiorano i resti delle fortificazioni dove tante vite umane si sono sacrificate per la nostra libertà. Da qui si può salire per ripido sentiero sulla vetta del Cimone di Crasulina o proseguire lungo il marcato sentiero fino ad un grande intaglio oltre il quale si scende nella bella valletta dei Laghetti Zuofplan.
Nei pressi di questa insellatura una traccia inerbita ci consente di risalire comunque i pendii del monte e di raggiungerne la cima. Il Cimone di Crasulina è una bella cimetta, il cui seppur facile approccio garantisce una delle più belle viste sul Coglians.
Crasulina è un un diminutivo friulano di crasule o scarazzule, uno strumento musicale che produce dei suoi derivati dal raschiamento di una lama di legno su una rotella dentata, o meglio il “tric trac”. Mi sono chiesto come si può dare un nome così ad un monte ma non sono riuscito a venirne a capo. Forse ha a che fare con qualche tradizione popolare, come i carnevali, forse è legato a qualche culto ( la vicinanza del pian delle Streghe mi fa supporre questo).
Dopo una bella sosta ritorniamo al bivio mirando alla soprastante selletta. Aggirata una piccola conca riprendiamo a salire sempre in presenza di alcuni resti di guerra fino a raggiungere un altro piccolo avallamento abbellito da un piccolo laghetto e poi ancora su fino alla base del Piz de Mede.
Adesso i nuvoloni minacciano pioggia , ma decidiamo di proseguire ancora un po’, attraversando in quota i verdi pendii che digradano sulla strada e sulla malga Tarondon, in direzione del piccolo laghetto omonimo, ormai più una pozza lacustre. Il cielo è davvero scuro, forse è meglio raggiungere la strada. Metà panoramica quindi. Si poteva salire al Monte Pezzacul e poi al Crostis, ma non era un obiettivo per
oggi, ci bastava una giornata senza nessun problema. Scesi lungo una traccia proseguiamo chiacchierando lungo la strada panoramica, senza commentare “l’opera” di messa in sicurezza. Senza ulteriore dislivello di rilievo raggiungiamo l’auto poco prima di un grosso acquazzone.
Comunque un bel giro, decisamente panoramico e di ampio respiro, quello che volevamo per oggi. Poi la giornata si conclude alla “Pace Alpina” con la solita birra e la solita fetta di strudel, a salutare una persona che io stimo molto e di cui ho un piacevole ricordo. Una giornata semplice, senza nulla di speciale. Anche per questo speciale.
Un'escursione che regala sempre tranquilità e serenità. Quella mucca col ciuffo è una bellezza.
RispondiEliminaOgni tanto essere al verde non è male
RispondiEliminaOriginally posted by frivoloamilano:Un'escursione che regala sempre tranquilità e serenità. Quella mucca col ciuffo è una bellezza.Niente di meglio che una bella e rilassante panoramica per una giornata tranquilla. La mucca messa lì sembrava un disegno di Walt Disney , non potevo non fotografarla.:)
RispondiEliminaOriginally posted by lor74cas:Lorenzolor74cas # Sunday, September 18, 2011 11:32:03 AMOgni tanto essere al verde non è maleal verde ci si accontenta .......:happy:
RispondiEliminagiovanni writes:s-camellata, cammellata in slovenia :-)ogni ben, mandi
RispondiEliminabello il commento e ho ammirato anche le tue foto
RispondiElimina