E’ bello in questa stagione, quando la neve sta per lasciar posto alla primavera percorrere i vecchi sentieri del passato, alla scoperta di vecchi stavoli, di borghi abbandonati, di vecchie tracce della civiltà e delle tradizioni che hanno fatto la storia e che rischiano di essere dimenticati.
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Per una volta ancora, dimentichiamo per un giorno le grandi montagne, per inoltrarci sui camminamenti delle cime più basse, spesso sconosciuti, nascosti, perduti, nel bosco delle prealpi, fitto di faggi, aceri, noccioli, e pino nero e lo facciamo da Alesso di Trasaghis.
Nei boschi del Palar e di Amula negli anni passati, le prime tracce di insediamenti risalgono al 1200, ci sono parecchi resti di costruzioni in pietra adibiti a Stavoli, per lo più utilizzati per il ricovero di animali durante il passaggio verso le malghe delle montagne più alte, o come deposito di legname o anche per la produzione del formaggio.
Ormai di questa civiltà restano solo i ruderi in pietra delle vecchie costruzioni crollate o abbandonate definitivamente dopo il terremoto del 76, però passandoci vicino, attraversando gli stretti sentieri, costeggiando i vecchi muri in pietra ricoperti dal verde della natura che pian piano sta cercando di riprendersi quello che era suo, sentiamo il passato, in silenzio ne percepiamo i segni, sentiamo il lento scorrere delle stagioni, lo vediamo sui portali in pietra, sulle vecchie porte di legno, sulle travi consumate dai ricordi.
C’è molto da scoprire in queste escursioni di bassa stagione. La montagna non è fatta solo di grandi cime, vie ferrate, panorami mozzafiato, ma anche di tradizioni che non dovrebbero essere dimenticate. Nei pressi di forca Amula fino ad una cinquantina di anni fa, quando il sopravvento delle resine sintetiche ha messo definitivamente la parola fine, si procedeva ancora manualmente alla raccolta della resina dal prezioso bosco di pino nero sulle pendici del monte Bedovet e in tutti i dintorni. Sono ancora visibili gli alberi di pino intagliati a spina di pesce dove la resina colava su sottostanti recipienti di terracotta. La trementina che di ricavava da lavoro dei “Resinars” veniva utilizzata per produrre resine e solventi per le vernici e medicine per le cure del corpo umano. Nei pressi di Forca Amula un insediamento ormai in rovina testimonia la presenza di questi operai e noi oggi siamo andati a vedere, a cercare gli alberi intagliati, sulle tracce dei “ Resinars”.
Risaliamo in auto da Alesso fino al Cuel del fari dove inziamo il nostro percorso lungo la strada forestale a sinistra che in discesa, tra tappeti di erica e primule costeggiando in alto il rio Corgnul ci porta a superare i resti degli stavoli Coloret.
Dopo il bivio per Oncedis si inizia a salire con buona pendenza, ancora tra eriche e bucaneve, immersi in un bel bosco di faggi e pino nero lungo il solco pietroso del rio Boschet. La forchia Amula si raggiunge dopo circa 400 mt di dislivello risalendo il bosco, in silenzio, ascoltando i rumori del bosco, con qualche scorcio, qualche buona visuale sul greto del Tagliamento che scorre tra l’alta sagoma del San Simeone e del monte Covria, dietro, avvolti dalla grigia foschia il Cuarnan e il Chiampon.
Poco prima della forca i primi insediamenti, resti di case in pietra, qualche bel muretto a secco, siamo sulle tracce. Alla forca le indicazioni ci portano verso gli stavoli Jof e Bedovet ma non prima di aver visitato il complesso dei resti degli Stavoli Amula, anche questi utilizzati dai Resinars. Il complesso di poche case ormai ridotte a semplici resti, salvo qualche piccola ristrutturazione recente, sorge su una dolce radura prativa da dove è possibile spaziare con la vista verso le innevate malghe del monte Cuar a est verso il Plauris, il Cimone, il Montasio. Peccato per la giornata grigia. Niente alberi intagliati, si va avanti.
Intanto i primi fiori lasciano ancora spazio alla neve che è ancora molta nel versante a nord, ghiacciata. Risaliamo il bosco di faggi ancora con buona pendenza fino ad una forcella dove le indicazioni ci portano verso gli stavoli Jof. Nonostante il sentiero sia riconoscibile grazie ai radi bolli biancorossi, il terreno è ghiacciato, lucido come uno specchio, ma in breve siamo fuori dal bosco più fitto quando raggiungiamo i pochi resti degli stavoli Jof, preceduti ancora da bei muretti a secco. Dalle pendici del monte, si gode una discreta vista, che sicuramente sarebbe molto gratificante in una giornata un po’ più generosa di oggi. Ma la vista sul Tagliamento e sui monti è rilassante e per la sosta scegliamo un bel pulpito panoramico. La nostra ricerca dei Resinars per ora non ci ha permesso di trovare gli alberi intagliati, sappiamo che ce ne sono ma per ora non li abbiamo trovati.
Giriamo un po’ tra i pochi ruderi immersi nella vegetazione, poi la macchina fotografica comincia a fare i capricci, batterie scariche. Andiamo avanti, in direzione degli stavoli Bedovet poco lontani. Da lì in avanti niente più foto. Gli stavoli sorgono in bel bosco, immersi e protetti da enormi faggi. Superata una dorsale boscosa il sentiero inizia decisamente a scendere a strette serpentine affacciandosi sul versante del Palar, fino a raggiungere la strada forestale di malga Armentaria che ci riporta all’auto lasciata al Cuel dal Fari.
Siamo andati sulle tracce dei Resinars, non abbiamo trovato gli alberi intagliati , ma abbiamo scoperto un angolo di Friuli a noi fino ad ora sconosciuto. Lo abbiamo fatto ancora una volta in solitudine, in silenzio, rispettando il bosco e le sue voci, ascoltando il passato dei vecchi borghi, per conoscere Amula e i suoi sistemi di vita, i ricordi di una civiltà che ormai scomparsa, strappata anche ai ricordi, perché non trasmessa nel futuro, perché a valle di tutto questo importa poco. Lungo il sentiero erica, primule, qualche elleboro, qualche piccolo rivolo, una cascatella, nella neve tracce di caprioli e tassi, che non sono “Resinars” ma che comunque sono il segno che la natura vince e questo sarà sempre una piacevole sorpresa.
Il lento passaggio alla primavera e l'irreversibile passaggio alla modernità."Resinars", una parola può racchiudere e dire di un mondo.ciao e bravi:)
RispondiEliminagiovanni writes:piacevole. preso nota!arriviodisi ;)
RispondiEliminaOriginally posted by anonymous:Anonimo
RispondiElimina# 4. March 2011, 21:02
giovanni writes:
piacevole. preso nota!
arriviodisi ;)
:) da fare in piacevole relax
Originally posted by frivoloamilano:Il lento passaggio alla primavera e l'irreversibile passaggio alla modernità."Resinars", una parola può racchiudere e dire di un mondo.ciao e braviCiao Frivolo, questa stagione si presta a scoprire angoli di Friuli dimenticati. Fuori dal caos, dentro nel bosco è tutta un'altra cosa....
RispondiEliminaLuca l'alpinauta writes:passi silenziosi in un passato che di cose da dire ne ha molte
RispondiEliminaGraziano writes:Anche in assenza di foto, riuscite sempre a farmi immaginare perfettamente i luoghi che frequentate
RispondiEliminaOriginally posted by anonymous:Anonimo
RispondiElimina# 6. March 2011, 22:06
Graziano writes:
Anche in assenza di foto, riuscite sempre a farmi immaginare perfettamente i luoghi che frequentate
Ciao Graziano
descrivere quello che vedo, con le mie parole ....
non sempre è facile. Quello che dici mi fa contento
:)
Originally posted by anonymous:Luca l'alpinauta writes:passi silenziosi in un passato che di cose da dire ne ha moltee' un vero peccato dimenticare questi luoghi.Mandi
RispondiEliminaSono belli questi posti specie quando arrivano le fioriture, ma non desisto dall'idea di riuscire a fare ancora qualche uscita sulla neve.Ciao
RispondiEliminaOriginally posted by lor74cas:Lorenzo # 9. March 2011, 09:32
RispondiEliminaSono belli questi posti specie quando arrivano le fioriture, ma non desisto dall'idea di riuscire a fare ancora qualche uscita sulla neve.
Ciao
nella neve si va ancora ma sento bisogno anche di altri colori
:)