domenica 8 luglio 2018

Monte Paularo


Non è passato molto tempo dalla nostra ultima puntatina a Casera Pramosio, angolo felice della Carnia adibito ad agriturismo e base di partenza per numerose escursioni, nonché punto di appoggio della Traversata Carnica............

..........Il luogo è comunque parecchio apprezzato per la presenza del piccolo ma preziosissimo gioiellino di smeraldo, il laghetto Avostanis, incastonato tra le pareti rocciose della omonima cima e dei pendi che salgono alla Creta di Timau. Tutta la zona circostante, oltre che di interesse paesaggistico e naturalistico, è caratterizzata da importanti siti legati alla grande guerra, spesso meta di numerosi escursionisti. Forse un po meno importante della Creta di Timau, della Cima Avostanis o della Cuestalta, che caratterizzavano a tutti gli effetti la prima linea, ma non meno interessante dal punto di vista panoramico, il Monte Paularo risulta essere una meta interessante, poco impegnativa ma molto appagante, specie in questo periodo estivo, con le tarde fioriture di orchidee spontanee che si perdono in mari di rododendri, astri alpini e arnica montana. La cima poi, essendo isolata gode di un bellissimo panorama a 360 gradi, che si può godere senza fare tanta fatica.





Lasciandoci alle spalle il grande ripiano della Casera, con il parcheggio strapieno di auto, imbocchiamo il sentiero verso Sella Cercevesa salvo dopo pochi metri andare a destra per risalire dolcemente il pendio erboso fino alla spalla, dove piega decisamente a sinistra inoltrandosi in una bella valletta caratterizzata dalla presenza di arbusti di ontani ed alte erbe, con numerose fiorture di stagione. Ci lasciamo alle spalle un bel panorama sul gruppo del Crostis, sul Coglians e le Cjanevate per questa breve salita che sbuca nei vasti prati superiori. Sul fondo della valletta un camoscio dai colori ancora primari, va per la sua strada saltellando qua e la sulle verdi erbe mosse dal vento, per poi scomparire all'interno del fitto dei grandi pini della Foresta di Pramosio.



Il sentiero ora, destreggiandosi in leggero falsopiano si dirige verso l'insellatura della Forcella di Fontanafredda, che divide le Crete di Mezzodi dal Monte Paularo. Qui il panorama cambia, offrendoci un nuovo versante da ammirare con lo sguardo che può viaggiare profondo verso il Monte Dimon, verso la sagoma lontana della Creta di Aip e ancor di più verso le evanescenti ombre rocciose del Sernio-Grauzaria e delle alte Alpi Giulie. Come sempre ci divertiamo a riconoscerle e a nominarle tutte, operazione ormai ripetitiva, ma è come una sorta di rito atto ad imprimere nelle nostre memorie la bellezza delle nostre montagne che ogni volta si rinnova. E non sarà altro che il preludio al panorama che ci aspetta dalla cima del Paularo che ci attende non molto lontana. Prima però facciamo una sosta, durante la quale vado un po in giro fuori sentiero per fare qualche scatto da posizione insolita. Ero quasi certo di trovare i fiori della Nigritella Nigra e infatti, su un costone, in posizione tranquilla, lontano dal sentiero e da occhi indiscreti ecco che ne trovo alcune che non posso fare a meno di immortalare. 







Proseguiamo passando accanto alla frana del Rio Moscardo e dopo essere scesi brevemente in un avvallamento risaliamo dall'altra parte per percorrere il versante est del Paularo. Anche da qui la vista può spaziare in direzione del fondo della valle Cercevesa. Oltre le rosse lastre del Cercevesa, si può vedere la Creta Rossa, la Cuestalta, il Monte Lodin.






Raggiunta la forcella tra il Paularo e il vicino Dimon, il sentiero piega a destra e in breve ci porta in cima, dove ci attende uno stupendo panorama, ma anche un forte improvviso vento che sposta velocemente le nuvole. Dalla cima un po di foto, la croce di vetta che ci vede ancora una volta testimoni della bellezza delle Alpi Carniche, qualche resto di trincea dove andare a curiosare e poi giù per ripercorrere a ritroso il sentiero già fatto.













Una breve variante in direzione delle Crete di Mezzodì, più per curiosare ( visto che ci dovrebbero essere altri resti di trincee) che per salirci sopra, poi giù ancora , per ritornare a Pramosio, dove basta poco per lavar via la fatica non eccessiva di oggi.












Sarà mai però che andiamo via da qui senza prima fare penitenza di fronte ad una birra e una fetta di dolce.

Nessun commento:

Posta un commento