sabato 26 agosto 2017

un bel da fare al Rifugio Falier - quando un gestore ...............




Il gestore non è solo il giardiniere del rifugio ma il vero custode di tutto l'orto botanico  ( cit.) 



In questi ultimi tempi si fa un gran parlare di interventi inopportuni da parte del soccorso alpino. Molti di questi con l'uso dell'elicottero. Ed è proprio a causa di questi numerosi interventi che parecchie volte sono dovuti alla inesperienza, alla sottovalutazione del percorso o alla scarsa preparazione e conoscenza dell'ambiente montano, che si è acceso un grande dibattito sulla necessità di far pagare i costi in caso di imperizia. Non entro nel merito della discussione perchè è facile stabilire quando la cosa è palese, ma è altrettanto difficile capire quale sia il limite tra le cose fatte per bene e le cose fatte male, specie in una attività in cui, anche con tutte le precauzioni possibili, con il rispetto delle regole e del buon senso, può capitare a tutti di avere un incidente. 
Ecco quindi che entrano il gioco la passione di un gestore e la professionalità degli operatori che prima ancora di vedere da che parte pende l'asticella, si adoperano per salvare delle vite a prescindere. Questi i fatti:
La nostra meta è la Cima d'Ombretta Est. Salire dal rifugio Falier  fino al Passo Ombretta, da li in cima per poi scendere sul versante opposto lungo la Vedretta del Sasso Vernale, la ferrata Ombretta e risalire il vallone in direzione del Passo delle Cirelle, per poi fare rientro al rifugio Falier salendo il Passo Ombrettola, al cospetto del Sasso Vernale. Gran bel giro sotto la grande parete della Marmolada, quella famosa per le numerose e difficili vie di arrampicata. Il meteo prevede una veloce, leggera e rapida perturbazione per il pomeriggio di sabato e una splendida giornata per domenica. Per godere completamente della gita decidiamo di raggiungere il rifugio Falier nella giornata di sabato salendo da Malga Ciapela e passando per i verdi pascoli di Malga Ombretta. La giornata è splendida così prima di salire facciamo una breve visita ai Serrai di Sottoguda. Mente sopra di noi, cosa normalissima, si sente volare un elicottero. ( poi sapremo che un paio di alpinisti austriaci, di cui uno grave, sono stati soccorsi dopo una caduta, proprio sulla grande parete della Marmolada, sulla via Tempi Moderni).



Il primo tratto di percorso è nel bosco, poi si spalancano le praterie di Malga Ombretta che precedono la ultima breve salita la rifugio. 










E' pomeriggio inoltrato e in attesa di cena, dopo esserci sistemati, ci mettiamo sulla terrazza del rifugio, al sole, con il naso all'insù e i binocoli in mano, ad ammirare le quattro diverse cordate che salgono le difficili vie della grande parete d'argento, la sud della Marmolada , Mille metri per tre chilometri di pareti di favolosa roccia, meta ambita e sognata da moltissimi alpinisti. Nuvole veloci ma piuttosto scure intanto corrono sopra il Sasso Vernale, nascondendo a tratti il sole. Cade qualche goccia, ma nulla di preoccupante, come doveva essere secondo le previsioni.




 Le cordate procedono incuranti e attrezzatissime anche per affrontare un bivacco in parete. Il sole va e viene e le gocce di pioggia anche, ma fino ad una certa ora, poi improvvisamente si scatena l'imprevedibile. Nel giro massimo di un quarto d'ora il cielo si oscura, sembra quasi che sia arrivata notte, la pioggia aumenta, fino a trasformarsi i grandine, fitta e grossa che in pochi minuti copre il piazzale del rifugio e tutto il resto, come se fosse in atto una fitta nevicata, in realtà è una vera e propria tempesta. Al riparo del rifugio guardiamo in su, la grande parete della Marmolada si è trasformata, grosse cascate scendono copiose dalla muraglia portando con se litri e litri di acqua e detriti . Impressionante. Ma su quelle pareti ci sono delle cordate !! Con i binocoli cerchiamo di individuare gli alpinisti, ci sono quattro gruppi e sono tutti fermi in parete, uno in particolare sulla via Don Quixote è proprio sotto una grande cascata, altri sulla Soldà e sulla Via Messner sono fermi immobili, non vanno ne su ne giù.









E' in queste occasioni che entra in azione il gestore. Per molti non è altro che un banconiere, o al massimo un custode tutto fare in grado di soddisfare le esigenze di chi, dopo una passeggiata nella natura vede nel rifugio solo un punto di ristoro dove mangiare un buon piatto con gli amici, come se il rifugio non fosse altro che un punto di ricezione turistico. Ebbene il gestore è anche questo, ma molto altro ancora. Ci vuol passione, entusiasmo ed esperienza, perchè rifugi come questi non sono solo punti di ristoro ma veri e propri presidi delle terre alte. Oltre al piatto caldo per me un gestore deve essere capace di infondere sicurezza, conoscere gli itinerari dei dintorni, dispensare consigli sulle difficoltà, sulle attrezzature da usare, sulle problematiche del meteo e come in questo caso, tramite indiscutibile per le situazioni di emergenza.




Ecco quindi che mentre noi, al riparo del rifugio, coccolati dal suo staff, e protetti dalle mura, che senza la sua presenza sarebbero solo mura, lui è di fuori, sotto la pioggia, con i binocoli e la pila in una mano che fa segnali verso la parete in attesa di risposta, mentre con l'altra al telefono in contatto costante con il Soccorso Alpino. Dopo un tempo che sembra interminabile, mentre ha smesso di piovere, ma fa un freddo cane e dalle pareti continuano a scendere impietose e impetuose cascate di acqua ghiacciata, si sente un primo elicottero. E' soccorso alpino di Trento, si avvicina con perizia alla grande parete per calare l'operatore che uno alla volta recupera i due alpinisti sulla via Soldà che si affaccia sul passo Ombretta. Ci sono altre tre cordate in parete e il tempo passa, presto sarà buio. Un gruppo di tre che era quasi fuori, tenta di salire e ce la fa uscendo in cima vicino a dove arriva la stazione della cabinovia. Un altro gruppo di tre fermo da parecchio tempo appena smette di piovere decide di scendere. Arriverà al rifugio fradicia con le facce sconvolte tempo dopo, quando ormai è quasi buio. La situazione più complessa è sulla via Don Quixote dove un altro gruppo, dopo aver mandato segnali con la pila ed essere raggiunta al cellulare dice che non può muoversi e che un compagno è in condizioni gravi , bloccato da ore sotto una cascata di acqua ghiacciata e detriti. Arriva un secondo elicottero, stavolta da Belluno che quasi al buio si avvicina alla parete. Deve fare tre viaggi per recuperare tutti. Uno è in gravissimo stato di ipotermia. 




Il gestore corre avanti e indietro con le coperte, assieme ai tecnici del soccorso alpino si adopera per salvare la vita del povero alpinista, si stende sul suo corpo per fare caldo mentre gli infermieri tentano per due volte il massaggio cardiaco . 




Poi finalmente il ragazzo si riprende e l'elicottero prende il volo verso Belluno, mentre i suoi compagni trovano ospitalità al rifugio. In tutte le cordate sono in sei, sconvolti e completamente bagnati sotto gli sguardi comprensivi degli ospiti. Il gestore e sua moglie li abbracciano uno per uno offrendo loro la cena e dei vestiti asciutti............... Che sollievo, che competenza, che concretezza !!!!



Mentre fuori ha ripreso a piovere, andiamo a dormire o meglio a riposare in attesa di domani che sarà lunghetta, un po' colpiti dagli eventi e allo stesso tempo contenti per come si è risolta la situazione.
( l'indomani mi sono informato sul ragazzo portato a Belluno e poi a Treviso e sembra ce l'abbia un po dura ma è fuori pericolo),
Per noi che frequentiamo la montagna, con passione e rispettando le regole, vedere cose del genere segna , ma allo stesso tempo ci fa sentire più sereni............... 


2 commenti:

  1. Mamma mia che ansia!!!! Mi son letta tutto il tuo racconto e mi sono immedesimata in voi e in quei poveretti in parete!!!
    Per fortuna che alla fine è andato tutto bene...
    Complimenti ai gestori.....persone esemplari!!!

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