domenica 30 agosto 2015

CATINACCIO D'ANTERMOIA


Il Catinaccio d’Antermoia coni suoi 3004 metri è il più alto e domina possente sulle altre cime sulle vallate del Vaiolet e Antermoia con il suo piccolo grazioso laghetto. Oltre i dirupi di Larsech, la cima Scalieret e il Passo si erge tutta la mole della parete sud e si ammira da lontano contornato pinnacoli e punte.




Molte volte l’ho ammirato salendo al Passo Principe, ma non ci sono mai salito. Ho letto, lo guardato, sono arrivato fin sotto all’attacco della via, poi sempre qualcosa non era giusta. Messo un po in disparte, restava nel cassetto dei desideri, delle cose da fare. La stessa cosa vale per il Sass Rigais, ci ho girato intorno , mai arrivato su. Catinaccio d’Antermoia e Sass Rigais risuonano spesso nella mia mente, cime pronunciate spesso ultimamente da me e Flavio, erano nei nostri programmi, per me sarebbero state delle prime, per lui delle ripetizioni……..  La possibilità di salire al Catinaccio è arrivata, quando il ricordo è ancora molto presente. Non posso farne a meno e  la salita avrà doppio significato.  
Il raggiungimento della cima presuppone una salita su via ferrata di media difficoltà, anzi non particolarmente difficile e visto la vicinanza con posti molto frequentati , spesso ambita da molti e quindi spesso sovraffollata. Vale pertanto la regola di  ieri, quella muoversi al momento giusto, prima della massa. Purtroppo al rifugio non si fa colazione prima delle  sette e un quarto, orario un po’ insolito, come d’estate al mare.  



Ci alziamo prima, giornata che si preannuncia splendida, il sole ancora nascosto dietro le montagne sale piano e facendosi forza stiracchia i  muscoli aggrappandosi ai pinnacoli più alti delle Torri del Vaiolet e del Catinaccio, per poi tirarsi pian piano su a mostrare il suo caldo sorriso. Prepariamo il necessario, scaricando il più possibile il resto al rifugio. All’ora di colazione (comunque abbondante) facciamo del nostro meglio per essere veloci. Sette e quaranta si parte alla spicciolata per il Passo Principe, ho riposato bene, il minestrone fa un po’ da propulsore, le gambe girano. Otto e venti sono al Passo Principe con il primo gruppetto.








Aspettiamo il resto degli amici e intanto ci prepariamo indossando quello che artificialmente necessario serve per salire rispettando le regole del gioco.
Le altre comitive che erano al rifugio Vajolet non si vedono, mentre al rifugio Principe sembra non ci sia stata molta gente. All’attacco della ferrata solo due persone che intanto che ci prepariamo son già distanti.  Bene.
Il gruppo si ricompatta, si parte, otto e quaranta, non c’è praticamente nessuno, arriveranno ben dopo …….. In fila indiana si va all’attacco della ferrata. 



Il versante è quello sud, ancora in ombra, si offre a noi rivelandoci i suoi lati nascosti,i suoi passaggi solcati nella roccia a tratti compatta a tratti friabile ma mai ostile. Si prova gusto, anche se non bisogna mai dimenticare che si tratta pur sempre di una montagna. Un primo tratto, un salto roccioso, una cengia che poi si interrompe ,una scaletta, si scende, si risale fino ad una forcella, spettacolare la vista da qui. 

















Poi avanti sulla grande cengia che si percorre tutta sempre con prudenza con tante emozioni per le splendide e spesso ardite vedute panoramiche. Visto che il gruppetto dietro va più piano, io che sono nel mezzo lascio un po’ andare, così per lunghi tratti resto da solo con la piacevole opportunità di essere a tu per tu con la montagna e le sue varie fasi di salita, i miei pensieri e le mie passioni da dominare. Pochi sono i passaggi esposti, a tratti non ci sono cavi e comunque l’arrampicata e sempre elementare e divertente, lasciandomi tempo per fare fotografie e ammirare i maestosi paesaggi che ci circondano. 








Per un breve tratto raggiungo il gruppetto davanti, ma poi mi stacco ancora. Un ultimo tratto verticale e improvvisamente si esce dall’ombra, il sole si para davanti e in controluce appare la croce di vetta. Mi separa solo la cresta, a semicerchio, spettacolare, non sottilissima ma decisamente esposta su ambo i lati.







Prima di raggiungere la croce mi fermo per una foto spettacolare sul vallone d’Antemoia, che giornatona ……… Sasso Piatto, Sassolungo, Sella e Piz Boè, Marmolada e avanti ……. con piede fermo e sicuro fino alla croce per una stretta di mano. La prima è quella di Claudio the President: “ Buona Cima”.








Poi sto muto in contemplazione, 360 gradi di panorama sulle Dolomiti, giornata limpidissima, inspiro a pieni polmoni poi trattengo il respiro per qualche secondo. Nessun pittore sarebbe capace di dipingere un quadro così, le foto si sprecano ma nessuna potrà mai trasmettere pienamente quel senso di gratitudine e di gratificazione che si prova quassù con questo splendido cielo. Mi siedo, inevitabile un pensiero ……Mando un messaggio alle Marise che oggi sono a pranzo assieme sperando che venga “captato”da quel gracchio.






A parte un paio di persone, verosimilmente quelli che ci precedevano, in cima siamo solo noi, ore dieci e trenta, il popolo dei vacanzieri si  è svegliato affollando la valle. Foto di gruppo e poi giù a nord-est, bella discesa, panoramica, forse attrezzata meglio, anche se non dappertutto. Anche questa non difficile ma secondo me forse più bella della salita, con tratti verticali e più esposti. 















Cavi e scalette ci depositano su una forcelletta, poi ancora un tratto ripido e friabile addomesticato da cavi e siamo alla base della grande parete che si erge sopra il silenzioso vallone d’Antermoia. 







Mentre gruppi di escursionisti scendono dal Passo verso il lago e il rifugio noi risaliamo per fare ritorno al rifugio Principe e al Vajolet. In breve siamo al Passo Antermoia, uno sguardo di qua e uno di la sui due versanti, da una parte per assaporare e fissare nella mente i momenti più belli, dall’altra per cominciare a sentire profumo di casa ……….







Tappe doverose i rifugi affollati, c’è bisogno di riprendere fiato, due birre grandi al principe, una fetta di torta a tre piani al Preuss ………. Un po’ di relax, momenti per festeggiare insieme ma anche per sedersi su una roccia e guardar su, da una parte le sagome in controluce che si slanciano in cielo, dall’altra la grande mole dell’Antermoia che ci saluta alla fine di un paio di giorni di soddisfazione.  




Posto magnifico il gruppo del Catinaccio, due giorni fortunati, niente da dire, sarà un bel ricordo ……. C’è bisogno di pareggiare l’ago della bilancia però……….. adesso torno a casa, domani si va sulle Giulie !

4 commenti:

  1. Poesia. Poetiche le foto e poetico il racconto. Si, è pura Poesia.

    "Nessun pittore sarebbe capace di dipingere un quadro così". Concordo pienamente.

    " .....inevitabile un pensiero ……Mando un messaggio alle Marise che oggi sono a pranzo assieme sperando che venga “captato” da quel gracchio.......". Hai qualche dubbio? Pensa che sono convinto di averlo incontrato pure io al Coronelle in una nebbiosa escursione: s'è pure messo in posa perché lo immortalassi. Da ambo i profili!

    E complimenti anche a te e ai tuoi compagni per la meta raggiunta: bravi!

    Ciao. Decimo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, grazie Decimo. Ti ringrazio per i complimenti e le belle parole. Con le foto e le parole ho solo cercato di esprimere quello che ho visto e pensato .......sono stato aiutato tanto dal bel tempo.
      Poi le prestazioni non sono altro che una componente di quello che ci piace vivere nel nostro andare in montagna, non la più importante!

      un saluto
      Luca

      Elimina
  2. Mi sa che quella crestina è proprio adrenalinica! Il resto.....spetacul!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mandi Nadia
      consigliato ......... con giornate così spettacolo assicurato, poi la cresta .................. insomma tutto da fare con il cuore in mano :-)

      Elimina