Tra i fitti abeti del bel bosco di Pramosio saliamo gli oltre 7 chilometri di strada sterrata, verso la conca omonima, mentre i raggi del sole cercano di filtrare tra i rami.
Come sempre, come lo conosciamo, ci appare l’ampio verde anfiteatro di Casera Pramosio, che sembra spiccare verso il cielo. Una prosecuzione di dolci prati che si arrampicano su per i versanti erbosi, segnati dalla stradina che porta al laghetto di Avostanis, e dai sentieri che come piccole vene alimentano la vita dei monti fino sulle cime. Il Cuestalta, lo Scarniz, la cima Avostanis e su tutte la Creta di Timau, ricche di trincee e ricordi di guerra, controllano dai loro oltre duemila metri, mentre l’occhio corre oltre il nero bosco della valle del But, verso il Cimon di Crasulina e il Crostis, per collegarsi con splendide creste al gruppo del Coglians.
C’è il sole e abituati alle temperature del periodo scendiamo dall’auto tranquilli in tenuta estiva, dobbiamo correre subito ai ripari, un forte e gelido vento ci accoglie prendendoci alla sprovvista.
Senza perder tempo partiamo subito verso il Passo di Pramosio, purtroppo incontro a scuri nuvoloni che non preannunciano nulla di buono. Al Passo il sole è già praticamente sparito e il vento soffia spingendo le nuvole basse a coprire come banchi di nebbia un pò tutto quanto.
Per me va bene anche così, quasi quasi mi fermo per oggi, fa troppo freddo e il frico di Casera Pramosio è già sulla piastra anche se è abbastanza presto. Dentro i tunnel delle trincee ci copriamo con tutto quello che abbiamo, un pezzo di cioccolata e per non buttarla proprio subito in stajare decidiamo di proseguire per la Cuestalta, vada come vada.
Il sentiero 448 risale le pendici del monte Scarniz e con i nostri passi ne assecondiamo le forme. Le nuvole corrono veloci, aprendo, per brevi momenti, drammatici squarci sui paesaggi altresì davvero panoramici. Sopra Sella Cercevesa filtra la sagoma inconfondibile del Sernio, oltre il Dimon e il Paularo, lontane le Alpi Giulie.
Tagliato di fresco dai volontari del CAI di Codroipo il camminamento prosegue verso l’erboso crestone del Monte Scarniz. La presenza di resti di trincee e di bunker ci riporta ancora una volta indietro nel tempo, a scavare nei racconti delle memorie di guerra. Superata una sella con un grosso segnavia di pietre proseguiamo verso la cima sempre più immersi nella nebbia. Ora le schiarite sono sempre di meno, anche se, nei brevi momenti si può davvero apprezzare il posto. Sotto le nuvole una luce diffusa crea giochi di ombre sopra le Lastre del Cercevesa, mentre lontano per un attimo compaiono le sagome dello Zermula, del Cavallo e della Creta di Aip.
Un rapace, forse un grosso falco spicca il volo e sembra sospeso, senza battere le ali resta in equilibrio passeggero di un vento che ormai si fa sempre più insistente e freddo. Ci fermiamo, inizia a piovere, poi smette, ma le nuvole son cariche. Anche nella nebbia, la cima dai miei calcoli dovrebbe essere vicina, ma non so se è il caso di proseguire. Torniamo indietro, tocchiamo la cima del Monte Scarniz, foto di vetta coprendo la minuscola croce e recupero al volo la macchina fotografica pochi istanti prima che una folata me la porti via. E ripiove.
Troviamo un po’ di pace solo scendendo, protetti dalla dorsale dello Scarniz e rientriamo al passo di Pramosio, dove beffardo ci accoglie il sole.
Sui prati le mucche rasano i fili d’erba per poi ritrovarsi al “bar alla fonte” a raccontarsela,
mentre per noi, niente sosta in cima alla Cuestalta, abbiamo toccato la piccola croce dello Scarniz …… comunque un po’ più in basso dove il temporale non è mai arrivato, il rito si consuma ugualmente. Proprio proprio contenti no, ma alla fine neanche dispiaciuti.
condizioni avverse...ci si tempra e chi si contenta gode!Che bella la filosofia delle mucche, incuranti di tutto mangiano, bevono e chiacchierano :D ;) ciao Sottosopra
RispondiEliminaOriginally posted by frivoloamilano:condizioni avverse...ci si tempra e chi si contenta gode!Che bella la filosofia delle mucche, incuranti di tutto mangiano, bevono e chiacchierano ciao Sottosopra eh già, mentre noi ci preoccupiamo di raggiungere le quote, loro non hanno problemi, anzì si guardano bene di non superarle :lol: :lol: :lol: p.s. non vorrei che i fine settimana così siano diventati uno standard :irked:
RispondiEliminagiovanni writes:ricordo di aver sbirciato verso la creta di timau e mai avrei pensato fosse cosi' cupo. la barete ci stava tutta comunque ;)ciao sottosopra
RispondiElimina@giovanniBarete, guanti, pile e antivento....... ma chi me lo fa fare:confused:.E così questo fine settimana se il meteo non mette sole splendente e cielo terso, col cavolo che mi muovo. Quest'anno da aprile in poi a parte il giro sul Passo dell'Arco sempre avuto brutto tempo :mad: :irked: :bomb: :furious:
RispondiEliminala montagna bisogna prenderla come viene... l'importante è camminare... sempre nel rispetto della propria vita...!!!mandi
RispondiEliminaOriginally posted by Highlanders:la montagna bisogna prenderla come viene... l'importante è camminare... sempre nel rispetto della propria vita...!!!mandil'importante è camminare ......poi è bello condividere anche a distanza le proprie esperienze. un saluto :)
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