giovedì 2 giugno 2011

IL MONTE OSTERNIG: tra Italia e Austria in compagnia

Flavio, Luca e le due Marise 29 maggio 2011

La “traversata Carnica “ e la sua gemella austriaca “Karnischer Hohenwegg” trovano un punto di incontro a Sella Lom dove poi, tralasciando le indicazioni per Werbutzer Alm, un sentiero porta alla Feistritzer Alm. Ecco che oltre il bosco improvvisamente si aprono gli improbabili scenari del Monte Osternig.


Come spesso accade, le escursioni improvvisate si rivelano sempre tra le migliori e anche stavolta possiamo sicuramente dire lo stesso. Io avevo proposto a Marisa un tentativo al monte Chiavals (anche se il brutto tempo aveva imbiancato un po’ le cime) e Flavio stava proponendo a Marisa la bella escursione al Monte Schenone. Alla fine esce l’Osternig e le due Marise sembrano davvero approvare. Marisa di Flavio ha dei bellissimi ricordi precedenti, mentre noi ci siamo stati qualche anno fa con gli amici di Suimonti, in una giornata non proprio felice, ma della quale conserviamo sempre un bel ricordo. Un bel mare di nubi,tanta nebbia e freddo ma tanta allegria.
Ci torniamo volentieri e così, sorridenti e contenti per questa prima assieme, ci ritroviamo in auto sulla rotabile che si addentra nella angusta forra del torrente Uqua e superata l’Osteria al Camoscio ci fermiamo al parcheggio di quello che una volta era il rifugio Nordio, spazzato via dalla forza dell’alluvione del 2003.
Nonostante il posto sembri molto frequentato si respira quiete. La valle in fiore con gradevoli casette in legno si apre sul fianco del torrente Pleccia, mentre la recente strada forestale segue per un po’ il torrente Uqua in direzione di Sella Lom. Ci conosciamo ormai con gli amici Flavio e Marisa, ma, a parte qualche splendida uscita tra me e Flavio, è la prima volta che riusciamo a fare qualcosa tutti assieme e dall’atmosfera che si è creata prevedo che la giornata non sarà niente male.




Semplicemente alla mano, tra battute, risate, fiori e qualche piccolo scorcio sulle Giulie saliamo la forestale dimenticandoci della fatica, con in testa il piacere di passare qualche ora assieme, senza logiche di primati, tra gente semplice che ama la montagna, che non disdegna un buon piatto di pasta, una birra o un polletto, magari al crepitio di un focolare di un bel rifugio come potrà essere il nuovo e ristrutturato “Nordio” che con piacere incontriamo in direzione di Sella Lom. O anche, solo e semplicemente , sulle nostre montagne, a guardare i panorami, ad ammirare le marmotte che fischiano e corrono nei prati di Sella Bistrizza, o il volo di una farfalla, una croce di vetta, magari passando per ridenti pascoli e pittoreschi villaggi di Sella Lom e Feistritzer Alm.







Prima il sottobosco del versante italiano dell’Osternig poi i prati del piccolo villaggio di confine, i panorami che si aprono verso Villach e la Valle del Gail. Al ritorno potremmo prendere la dolce dorsale che risale le colline Gozman o l’altra stradina che porta direttamente al piccola cappella della “Madonna della neve”, mentre ora dopo una piccola sosta dobbiamo affrontare il facile sentiero che si impenna su per la cupola sommitale. Sentiero solare, poi mulattiera, tra genziane e anemoni saliamo, mentre sempre di più con dolce prepotenza, alle nostre spalle si fan luce le Giulie. Una corona di cime, son tutte lì, in mostra, chiamano, chiamano………..



Mentre le Marise si soffermano ad ammirare le marmotte io e Flavio non possiamo far a meno di elencare uno per uno i nomi delle cime. La giornata è splendida. in lontananza dietro le Giulie Occidentali, Montasio, Jof Fuart e Mangart, spicca la cupola del Tricorno, inconfondibile meta…..



Raggiungiamo le fortificazioni del Vallo Littorio appena sotto la cima e quindi in breve siamo su dove possiamo finalmente riposare e magnar. Ma non prima di un bel giro tutt’intorno di 360° gradi per regalarci uno spettacolo che questa estrema propaggine di poco più di duemila metri delle Alpi Carniche oggi può dare.





Un regalo per noi che ci eravamo saliti con la nebbia ma anche per Marisa che non ci era mai stata fin sulla cima. Giulie, Carniche, Dolomiti, Alpi del Tirolo, i Tauri e le Caravanche e infine la croce di vetta, la firma, la foto ricordo. Mi par tanto che siamo contenti, mentre addentiamo i nostri panini.



Allegri e soddisfatti, certo si cammina in salita, si fa fatica, consapevoli che poi i muscoli avranno bisogno di riposo quando saremo di ritorno a casa, ma c’è un qualcosa in più quando ritorni. La serenità di un’emozione, quell’attimo in cui fai quel lungo respiro, in silenzio, quello che io chiamo il respiro della cima. E poi oggi c’è un bel cielo, blu, con delle belle nuvole che danno profondità, che fanno capire che il mondo non è solo il nostro orticello che ci limitiamo a coltivare, ma anche di più.







Meritiamo tutto il riposo che ci serve prima di intraprendere la discesa per lo scosceso versante settentrionale che precipita tra roccette e mughi sulla Carinzia. Un sentiero articolato e ripido, con qualche tratto umido per la pioggia dei giorni precedenti ci porta giù nei prati, poi, ancora tra i fischi delle marmotte e fiori di genziana, attraversando un breve ghiaione siamo di nuovo alla sella di confine.





Il rifugio è chiuso, fervono i lavori di pulizia per l’imminente apertura e alla nostra richiesta la gentil signora provvede alla nostra sete con delle ottime birre in anteprima. Non so gli altri ma la mia va giù che è un piacere, una smerigliata al palato è quello che ci vuole dopo la fatica. Armonia è la parola giusta per oggi.



Raggiunta la cappella della Madonna della neve abbiamo solo discesa, prima tra i verdi prati di Sella Pleccia e poi giù, per l’interminabile bosco fino all’auto.




Al nostro arrivo l’ora è tale che la proposta di un polletto con patate a Resia trova il giusto consenso. E il peso dello zaino saliti in macchina scompare, anche se carico dei pensieri e delle sensazioni del cammino di oggi. Alla prossima, Flavio e Marisa.

10 commenti:

  1. Bis completo con il contorno? :D ...... approvato all'unanimità:up:

    RispondiElimina
  2. Bellissima giornata, in ottima compagnia, in uno scenario gratificante e con degna conclusione. Cosa si può volere di più :happy: Il bis chiama... :D un caro saluto Flavio e Marisa;) ;)

    RispondiElimina
  3. giovanni writes:post stereo. bello il nordio. bella la compagnia e le foto (ma questo gia' si sapeva) bella giornata. palacinka?mandulis a tutti

    RispondiElimina
  4. Originally posted by anonymous:giovanni writes:post stereo. bello il nordio. bella la compagnia e le foto (ma questo gia' si sapeva) bella giornata. palacinka?mandulis a tuttiMandulis anche a te. Palacinka no ma una Marzen con la schiumetta quella si :cheers:

    RispondiElimina
  5. LA PRIMA SORSATA DI BIRRAE' l'unica che conta. Le altre, sempre più lunghe, sempre più insignificanti, danno solo un appesantimento tiepido, un'abbondanza sprecata. L'ultima, forse, riacquista, con la delusione di finire, una parvenza di potere. Ma la prima sorsata! Comincia ben prima di averla inghiottita. Già sulle labbra un oro spumeggiante, frescura amplificata dalla schiuma, poi lentamente sul palato beatitudine velata di amarezza. Come sembra lunga la prima sorsata. La beviamo subito, con un'avidità falsamente istintiva. Di fatto, tutto sta scritto:la quantità, nè troppa nè poca che è l'avvio ideale; il benessere immediato sottolineato da un sospiro, uno schioccar della lingua o un silenzio altrettanto eloquente; la sensazione ingannevole di un piacere che sboccia all'infinito...Intanto, già lo sappiamo, aabbiamo preso il meglio. Riappoggiamo il bicchiere, lo allontaniamo un pò sul sottobicchiere di materiale assorbente. Assaporiamo il colore, finto miele, sole freddo. Con tutto un rituale di circospezione e di attesa, vorremmo dominare il miracolo appena avvenuto e già svanito. Leggiamo soddisfatti sulla parete di vetro il nome della birra che avevamo chiesto. Ma contenente e contenuto possono interrogarsi, rispondersi tra loro, niente si riprodurrà più. Ci piacerebbe conservare il segreto dell'oro puro e racchiuderlo in formule. Invece, davanti al tavolino bianco chiazzato di sole, l'alchimista geloso salva solo le apparenze e beve sempre più birra con sempre meno gioia. E' un piacere amaro: si beve per dimenticare la prima sorsata. (Philippe Delerm)

    RispondiElimina
  6. Originally posted by frivoloamilano:LA PRIMA SORSATA DI BIRRA....... un poema che non si puo recitare in versi ..... ma in sorsi :lol: :lol: :lol:

    RispondiElimina
  7. giovanni writes:... libro molto bello!

    RispondiElimina
  8. Originally posted by anonymous:giovanni writes:... libro molto bello!da leggere tutto d'un fiato:D :beer:

    RispondiElimina
  9. luca l'alpinauta writes:belle parole, ma nascondono il male di non sapersi godere ogni sors... ops momento della vita!

    RispondiElimina
  10. Originally posted by anonymous:luca l'alpinauta writes:belle parole, ma nascondono il male di non sapersi godere ogni sors... ops momento della vita!ah no! stavolta hai torto caro Luca, la prima sorsata è il massimo e racchiude in se tutti i momenti , quando prendi il boccale per la "mantie" e mandi giù il primo sorso ti si apre l'universo in un attimo. ;)

    RispondiElimina