mercoledì 8 aprile 2009

VERSO SELLA FOREDOR : il piacere di saper rinunciare.

Marisa e Luca 5 aprile 2009


Il tempo un po’ incerto, la presenza ancora persistente di neve e un po’ le alte temperatura di oggi condizionano non poco le scelte per questo periodo di inizio primavera. Abbandonate le ciaspe da un paio di settimane ci orientiamo verso itinerari un po’ più bassi. Mai però avrei immaginato la giornata di oggi. 
...



Scegliamo di salire a Sella Foredor da Borgo Mulinars, da qui successivamente alla vetta del Cuarnan dove tempo permettendo poter godere in tranquillità i panorami di questo avamposto delle prealpi Giulie. Imbocchiamo quindi la Val Torre che percorriamo fino a Lusevera, di fronte a noi la catena dei Musi e il gruppo montuoso del Cuel di Lanis.

Imboccata la stretta rotabile superiamo i piccoli paesi di Pradielis e Cesariis per raggiungere Borgo Mulinars dove inizia la nostra strana giornata. Il sentiero è comodo e piacevole, contornato a tratti da muretti a secco.
Belle fioriture di erica ci accompagnano fin oltre il rudere di una vecchia abitazione dove il sentiero si snoda su un lungo tratto caratterizzato da forti erosioni.
Superiamo un primo tratto aggirando la zona dirupata scendendo per una ventina di metri per poi risalire dall’altra parte. Dopo un breve tratto di comodo sentiero, una seconda erosione con parecchi tratti rovinati. Ci fermiano un attimo attratti dai paesaggi, dalle viste insolite di questo lato del Cuarnan e del Chiampon.
Poi senza grossi problemi, con un po’ di attenzione superiamo anche questo tratto per innestarci nuovamente sul sentiero. Un breve tratto in leggera discesa in un bellissimo bosco di faggi ci porta ora verso il greto del Rio della Presa. Un paio di ripide serpentine e poi il sentiero finisce, inghiottito da una grossa e lunga lingua di neve scesa dal canalone. Dall’altra parte si vede il sentiero. Cerco un po’ il passaggio sulla neve, guardo se ci son tracce, niente. Percorro qualche metro verso l’altro lato, ma sotto si sente scorrere impetuosa l’acqua che fuoriesce da un preoccupante buco nero sotto la neve. Più in là qualche piccola voragine, vedo il punto dove l’acqua entra da sopra. Ha scavato un tunnel sotto di me.

Marisa è ferma dubbiosa sul bordo del sentiero mentre io sono nel mezzo della neve. Non so se tiene, non so cosa c’è sotto, abbiamo fatto già due terzi per arrivare alla Sella Foredor. Non sono sicuro, affatto, dove mi trovo, la neve è molle. Torno indietro. Risalgo il canalone deciso ad attraversare più in alto, ma l’acqua è abbondante, si può guadare in un punto ma poi non si passa, alcuni salti impediscono di proseguire.
Vado ancora più su, mentre Marisa è ancora ferma sul sentiero. Devo trovare un passaggio. Più su si può attraversare un pendio di una ventina di metri di neve molle poi un pò di roccia liscia di traverso e un altro tratto franato ma con un po’ di attenzione si dovrebbe passare. Una strana sensazione mi colpisce e non riesco a capire bene cosa succede. Fermo su un banale sentiero.
Torno indietro per parlare con la mia compagna sul da farsi ma improvvisamente un grosso boato e un macigno delle dimensioni di una lavatrice si stacca rovinosamente dalla parete per cadere nel punto in cui pochi secondi prima mi sono fermato a guardare dove passare. Ancora piccoli sassi continuano a franare. Di lì non si passa, bisogna attraversare la neve sopra la galleria creata dall’acqua. Ma che cavolo ci fa tutta sta neve proprio qua? 
Poi Penso che oggi doveva essere una semplice camminata per raggiungere una semplice cima, per raccoglierci assieme davanti ad un bel panorama, a segnare questa giornata nei nostri ricordi. Stanco, non per la fatica, ma per la delusione del momento ho preferito rinunciare. Sulla neve ci sarei passato, ma il masso caduto mi ha impressionato non poco e ho pensato che oggi era meglio così. 
Sorpreso per la mia decisione, sono tornato indietro, riguadagnando il sentiero con una rasserenata Marisa. 
Il mio sorriso dapprima amaro pian piano si è fatto più sereno, ci siamo fermati al sole, vicino ad un rivolo ad ascoltare i rumori, gli uccelli, il vento. Inconfondibili sensazioni che ogni volta percepisco quando chiudo gli occhi, immerso nel bosco, sui monti e per un attimo mi son sentito proprio felice.
Magari può sembrare una cosa ridicola e poco coraggiosa, ma imparare a rinunciare è importante e oggi in questo banale sentiero c’era un limite oltre il quale io non potevo e non volevo andare. L'ho percepito e forse ho evitato un stupidaggine su un facile sentiero.
In fondo non siamo padroni di tutto, la vita è fatta di queste cose che vanno come devono andare, spetta a noi rifletterci sopra. So che salirò la cima ( qualsiasi che sia) ma non oggi. E così siam tornati indietro verso Borgo Mulinars .
In fondo alle quattro case un sentiero scende verso il torrente Vedronza. Andiamo a vedere.

E così la nostra giornata si completa tra stupende fioriture primaverili, rilassanti acque verdi, su un sentiero si faticoso e ripido che ci porta in discesa per circa 200 metri fino sul greto del torrente, che attraversiamo su un antico ponte romano per poi risalire fino al paese di Flaipano sempre immersi nel verde tra ciotoli, fioriture, salamandre pezzate e qualche magnifica vista sul Chiampon, Cuarnan, Cuel di Lanis e via andare. Alla fine è andata così e credo che devo delle scuse alla montagna per avermi fatto scoprire anche il piacere della rinuncia.



7 commenti:

  1. Luca l'Alpinauta writes:bene, bene, sempre a ribaltar montagne, alpi o prealpi che siano

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  2. Quando sentiamo la vocina dentro di noi che ci dice di tornare indietro e la ascoltiamo, non è rinuncia ma buonsenso:HEAVEN CAN WAIT recitava il titolo di un film,IL PARADISO PUO'ATTENDERE!ciao, Frivoloamilano

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  3. fab writes:

    Concordo con FrivoloMilano, quando si sente la "vocina" bisogna tornare indietro e non pensarci più, anche se non sempre è facile. A me è successo pochi giorni fa andando al giogo veranis, proprio sull'orrido c'era un passaggio molto rischioso, qualcuno aveva messo delle corde tra gli alberi ma non mi sono fidato, e ho ascoltato la vocina che mi diceva di lasciar perdere...Ciao!

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  4. Nadia writes:

    Che bella la foto della salamandra che fa il bagno!!! è coccolissima!!!Sono d'accordo anche io sul fatto di ascoltare la vocina!! quante volte non l'ho fatto e mi sono ritrovata nei casini, a cui ho riparato solo ritornando sui miei passi! mi piace pensare che appartenga al nostro Angelo protettore!!! e Lui non sbaglia!!!Un abbraccio ad entrambi!!!

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  5. Un grosso sasso che rotola, la neve che si scioglie sono solo una parte del naturale ambiente della montagna che non è mai banale.Poi ci siamo noi,con il nostro buonsenso e le nostre sfide.......due lati della stessa medaglia. E’ una grande scuola la montagna e può insegnare tante cose.

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  6. Ciao Nadia, abbiamo visto che state benone, sarà l'aria del lago di Como? oppure l'aurea benefica di Riccardo?Grazie della visita e ricambiamo il saluto Luca e Marisa p.s. la salamandra si faceva gli affari suoi ma poi quando le ho detto che le facevo un book fotografico si è messa in posa spalancando gli occhioni.

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  7. giovanni writes:

    >E’ una grande scuola la montagna e può insegnare tante cosepeccato che pochi imparino...

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