martedì 24 giugno 2008

TRAVERSATA DELLO ZERMULA : sole , trincee di guerra e…….. frico.

Bella e remunerativa escursione anche quella di oggi in compagnia del Zio Enso , Rosy e Lisetta.Il tempo promette decisamente bene e finalmente è arrivata la stagione estiva. La traversata dello Zermula per il sentiero delle trincee e l’alta via di Incarojo è quello che oggi abbiamo fatto. Prosegue così il periodo dedicato ad itinerari storici della grande guerra. ...

Il monte Zermula con la sua catena fino al Cul di Creta rappresenta un altro ricordo indelebile del fronte carnico della prima guerra mondiale con numerosi trinceramenti su ambo i versanti molto ben conservati che si snodano per l’intera cresta. L’interesse storico, legato alla bellezza dei panorami e dell’ambiente, ancora una volta ha attirato la mia attenzione.
Vale proprio la pena fare la traversata da Cason di Lanza all’osteria da Nelut per la quale sono necessarie due auto. Partiamo quindi in compagnia di Zio Enso e company in direzione Carnia. Enso mette subito la quinta come al solito e si ferma solo quando sulla sua strada compare il cartello Agriturismo da Nelut ormai sulla rotabile del cason di Lanza. Già la giornata promette bene perché tutti molto allegri, c’è bel tempo e il simpatico gestore impegnato ad affettare “cartufulis” promette di riservarci un posto per il ritorno. Facciamo la conoscenza di un vero ghiro e Enso appena lo vede comicia a sbadigliare mostrando a tutti la sua vera indole alpina. 



Ancora nel segno dell’allegria saliamo a Cason di Lanza sulle note del nuovo CD del zio: L’ago frescio di Ludario, Tintine Tintone, A lè rot el cialderut ecc. nostro regalo per il suo 49° compleanno.
Al passo di cason di Lanza si comincia l’escursione per il 442A che in breve ci porta alla forca di Lanza per un bel sentiero coperto di bottoni d’oro e prati fioriti di rododendro, dapprima attraversando un bel boschetto di abete e larice, poi per una conca e infine per un breve pendio. Già compaiono le sagome della Creta di Aip e del Zuc della Guardia, poi appena raggiunta la forca il panorama si fa a dir poco stupendo. La vista si apre su tutte le Alpi Carniche orientali e in lontananza sotto uno stupendo cielo azzurro privo di nuvole compaiono evanescenti le sagome del Montasio e del gruppo dello Jof Fuart.

 

Ci immettiamo sul sentiero della via normale allo Zermula deviando presto in direzione delle rocce sulla destra per affrontare il percorso dei vecchi trinceramenti della grande guerra. Decisamente più remunerativo della via normale offre l’opportunità di visitare vecchi resti del fronte carnico e pur essendo segnato con frecce di colore verde, richiede una certa dimestichezza nel muoversi tra le rocce, visto che offre anche la possibilità con un po’ di attenzione di variare sempre tenendosi sul crinale orientale. Passando accanto ad una grossa pietra con scritte del 1916, per camminamenti, scalette di roccia, piccoli spiazzi fortificati raggiungiamo il filo di cresta ed iniziamo ad attraversare l’antecima facendo attenzione a non far cadere sassi sul sentiero normale della via sottostante abbastanza frequentata data la splendida giornata. Poco prima dell’arrivo della ferrata dello Zermula siamo però costretti a scendere un po’ dalla cresta che è ormai di difficile percorrenza. Durante tutto il percorso sempre in piena battuta di sole siamo rapiti dalla bellezza dei panorami, dal contatto con la roccia e dalle bellissime e tenaci fioriture di potentilla rosea, genziane e sassifraga. 





Raggiungiamo quindi la vetta percorrendo l’ultimo tratto erboso e in cima facciamo la nostra bella pausa merenda, firma, foto, ecc. C’è sempre un certo fascino al raggiungimento di una cima, per facile che sia. Appartieni a Lei ormai, che ti ha lasciato raggiungerla accarezzandola con il tuo passo e le sarai per sempre grato. Preso dai miei soliti pensieri “sottosopra” non faccio minimamente caso che il sole picchia come un fabbro, anche perché distratto dalle carezze del vento. Le sue botte sulla mia pelle non vengono ancora recepite dalla mia “testa fra le nuvole “(che oggi non ci sono). Guardo in direzione del Monte Cavallo e Creta di Aip, sperando di vedere la sagoma del Malvuerich che doveva essere la nostra meta alternativa, ma è più basso. 





Quando mi rendo conto che i miei piedi sono ben per terra, non come la testa, ricordo che abbiamo percorso meno di un terzo dell’itinerario e che Nelut ha in serbo per noi il frico e allora si riparte in direzione opposta, sempre seguendo il sentiero 442 verso il Cul di Creta. Il sentiero fa parte di un più lungo itinerario: L’alta via di Incaroio, interessante percorso di trekking nelle alpi carniche, già percorso a grandi tratti.
Proseguiamo quindi sul crinale in direzione ovest, incontrando ancora resti interessanti di camminamenti, trincee e gallerie solo in parte visitabili. Seguendo i segnavia gialli e bianchi che indicano l’alta via ci teniamo un po’ più bassi nel crinale e poi per ripidi pendi erbosi, a tratti molto aperti ci rimettiamo su un sentiero più comodo percorrendo quasi in piano un altro tratto molto interessante per poi scendere su una mulattiera di roccia vedendo già in lontananza i pascoli di Casera la Valute.

 

Il sole picchia ancora e da fabbro si trasforma in vero maniscalco, abbiamo quasi finito l’acqua e le braccia gridano “al fuoco”. Scendendo ancora, tra i muretti della mulattiera di guerra spunta, miracolosamente una sorgente di acqua fresca, che ci rincuora, ci disseta e ci riempie le scorte. Rifocillati perdiamo ancora quota, la pista entra finalmente nel bosco fino al pascolo di Casera Zermula e poi brevemente raggiunge la strada rotabile di Cason di Lanza proprio nei pressi dell’osteria di Nelut. Mentre le ragazze si dissetano con una birra a noi tocca l’ultima impresa : recuperare l’auto al Passo. Lo facciamo volentieri per un giusto premio: il frico con lis cartufulis che ci attende all’arrivo. Anzi siccome uno non basta ne ordiniamo due a testa e naturalmente due birre. Grazie Nelut e arrivederci.



Frico
De Vichipedie, la enciclopedie libare dute in marilenghe.

Il frico al è un plat tipic furlan fat cul formadi. Par solit si metin dentri diviers gjenars di formadi, insieme a civole e cartufulis (patatis).

Il frico al è, cence dubis e pardabon, il vêr plat furlan. Si po cjatâlu nome di formadi (ma di plui cualitâts), cu lis patatis, cu la cevole, fintremai cui miluçs. Al è un plat tipic des monts furlanis e e je une version par ogni valade. La recipe pe polente e je chê (plui o mancul mole), ma chê dal frico e à miârs di variazions locâls. Ûs propon la classiche recipe, une di chês che si tramandin di une gjenerazion a di une altre. Intal mê câs mi rive de mame di une mê cjarissime amie che e ven de val Cjanâl.



Par fâ un bon frico si doprin diviers gjenars di formadi e strissulis formadi fresc (miôr se di Montasi). Si scomence cuntune base di civole e un fîl di vueli; cuant che le civole e tache a rosolâ, si butin dentri 3-4 cartufulis fatis a tocuts e si fasin cuei par un pôc, fin che no son molis. Dopo si zonte il formadi a tocuts piçui cuntun pôc di sal e si messede fin che il formadi no si cuei e nol devente brustulît, scuasit come une fertaie. Dispès il frico si mangje cuntune fete di polente. Si pues ancje fa cussì: cence civole, si dopre nome formadi latarie e cartufulis. E cence vueli, parcè che il formadi di bessôl al bute fûr un grum di ont.



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5 commenti:

  1. Frivoloamilano writes:

    Bel posto e bella escursione e naturalmente ottima conclusione!La ricetta mi ha fatto venire l'acquolina in bocca. ciao, bravi come sempre

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  2. Il posto merita ma il sole ci ha un pò massacrato. Niente di meglio di un buon frico come si deve con birra fresca seduti in un ombreggiato boschetto . Ho cercato il Corona con lo sguardo ma come il Malvuerich è coperto dal Monte Cavallo e i tuoi segnali visivi non li abbiamo visti, ma sapevamo che eravate lì.Un saluto Luca

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  3. Luca l'alpinauta writes:

    eh domenica il sole batteva forte, ma la passione lo era ancor di più, poi visto il traguardo che avevate...eh! eh! eh!grazie per la firma sul libro di vetta!ora abbiamo aperto anche il forum!mandi

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  4. Jaio writes:Salve,Buine idée chê di meti le recipe dal frico.Cun di plui o soi di cjanâl e mi pâr bielzà di sintîlu brustulî 'te padiele ancje se lu scrîf par furlan.Dome une robe: lis peraulis da copiâ par mandâ chiste monade di coment mi fâs cagâ parcé che a si lei mâl e a son dôs lungjis cuant che si puès ancje stâ di mancul.Mandi

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  5. Originally posted by anonymous:Jaio writes:Salve,Buine idée chê di meti le recipe dal frico.Cun di plui o soi di cjanâl e mi pâr bielzà di sintîlu brustulî 'te padiele ancje se lu scrîf par furlan.Dome une robe: lis peraulis da copiâ par mandâ chiste monade di coment mi fâs cagâ parcé che a si lei mâl e a son dôs lungjis cuant che si puès ancje stâ di mancul.Mandi:lol: :lol: Mandi Jaio

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