martedì 17 giugno 2008

CRETA DI TIMAU: nei luoghi delle memorie di guerra e ….. vecchi ricordi

Luca e Marisa 15 giugno 2008

Il meteo diceva bel tempo almeno per sabato ma si sa spesso ultimamente non c'è tregua. Così aspettando domenica programmiamo il giretto sulla carta. Mi alzo presto all'alba e il sereno la fa da padrone e allora via sia parte .




L’escursione di oggi ripercorre parte degli itinerari delle portatrici carniche per rifornire le linee del fronte durante la grande guerra del 1915-1918. La linea del fronte che partiva dal passo di Monte Croce Carnico comprende tutta la catena del Pal, quindi Pal Piccolo, Freikofel, Pal Grande e Avostanis e rientra anche nel percorso della traversata carnica (vedi post del 19 aprile).
Si parla di territori particolarmente cari alle popolazioni della Carnia che tante vittime hanno sacrificato per difendere l’Italia dall’invasione Austro-Ungarica. Un ricordo va sicuramente proprio alle portatrici carniche che qui hanno il loro simbolo nella persona di Maria Plozner Mentil vittima di un cecchino austriaco sul Malpasso di Pramosio.(Bel documento a memoria si può trovare sul sito http://www.taicinvriaul.org/timau/pdf/libri/memorie-ricordi.pdf



Le malghe di Casera Pramosio sono inoltre legate ad altri ricordi oscuri della seconda guerra mondiale dove furono trucidate nel 1944 delle persone dalle SS. In memoria nei pressi della Casera è stata eretta una Cappella.
Sono particolarmente affezionato a questi posti un po’ per la storia, un po’ per la bellezza, ma principalmente perché fanno parte dei miei ricordi. E così dopo aver recentemente ripercorso le tre cime del Pal Piccolo, FreiKofel e Pal Grande, completiamo oggi la parte legata agli interessi storici con la salita alla Creta di Timau. Caso ha voluto che il giorno sia lo stesso della commemorazione dei 100 anni del Btg. Tolmezzo della Brigata Julia, il cui sacrificio di forze e vittime è parte integrante della tragedia della prima guerra 
mondiale,che ha voluto queste terre Protagoniste.



Il sole c'è ma già alcune nuvole fanno chiaramente presagire come sarà il pomeriggio. Decidiamo di iniziare l’escursione dall’ampio parcheggio di Casera Pramosio bassa. Diversamente si potrebbe iniziare da Timau con notevole differenza di dislivello e tempi. Nei pressi della casera si seguono le indicazioni per passo Pramosio percorrendo una pista forestale. La strada si snoda inizialmente in leggera salita aggirando una collina fiorita di rododendri e affiancando degli spazi prativi dove sorge una cappella commemorativa dell’eccidio del 1944. C’è un bel sole anche se la temperatura è frizzantina. In breve la strada si fa a fondo cementato e con maggior pendenza si supera il rifugio forestale e il bivio per malga Malpasso, con alcune svolte si supera questa bellissima conca fiorita di ranuncoli, genziane e bottoni d’oro, volgendo lo sguardo verso la soprastante sella della malga dei vitelli con sullo sfondo la cima della Creta di Timau e più a destra la cima Avostanis. Il percorso è decisamente turistico pertanto per aggiungere un po’ di suggestione pieghiamo a destra su una traccia abbandonando la strada e ci poniamo in direzione dei monti Scarniz e Cuestalta. Risaliamo i pendii erbosi camminando piacevolmente su un tappeto verde smeraldo punteggiato di fioriture multicolori a cui si aggiungono ora intere colonie di camedrio alpino.

 

Piegando poi decisamente a sinistra raggiungiamo il Passo Pramosio dove si trovano le prime tracce della grande guerra con canali di trincea visitabili. In qualsiasi direzione ci giriamo il panorama spazia all’infinito, verso nord l'Austria e i suoi Tauri, a est il Cuestalta e poi il Paularo , sella Cercevesa con sullo sfondo il Montasio e lo Jof Fuart, a sud la valle del But con a fianco le vette di Crasulina, Piz de Mede, Crostis e Monte Terzo,davanti la Creta di Timau e cima Avostanis. Da qui seguendo le trincee riprendiamo il percorso forestale poco prima della Malga dei vitelli e risalendo con maggior pendenza in poco tempo arriviamo al laghetto di Avostanis, una stupenda perla di origine glaciale incastonata tra la Creta di Timau la sella Avostanis e le pareti rocciose di cima Avostanis.

 

Già da un po’ il sole è praticamente scomparso, c’è molto vento e fa particolarmente freddo per essere giugno. Abbandonata l’idea di una sosta a Casera Pramosio Alta (dove ho bivaccato tanti anni fa) che sovrasta il lago, puntiamo decisamente alla traccia che costeggia il lato sinistro, in parte coperta da neve e con alcune brevi svolte raggiungiamo la sella Avostanis. Il panorama che si apre sulla Catena del Pal, sul gruppo del Coglians, sul Polinik imbiancato è molto bello e suggestivo. La sella è ricca di gallerie e trincee la cui traccia porta verso la cima Avostanis. Prendiamo a sinistra percorrendo comodamente la cresta per poi risalire i pendi ora erbosi della Creta di Timau. Collegandosi alla mulattiera con alcune comode svolte raggiungiamo il tratto finale della cima in corrispondenza di una piccola grotta. Lo sguardo sprofonda sulla valle del But che spazia sotto di noi. Anche se il sole se ne è andato da un pezzo e ci sono brutte nuvole in cielo i panorami sono maestosi e chiari ai nostri occhi. Fin qui l’itinerario non presenta difficoltà. Pausa merenda sotto la cima dove in questa occasione gli alpini stanno accendendo i fumogeni tricolore di commemorazione.


 

Aspetto che tutte le persone scendano dalla cima per percorrere l'ultimo tratto e godermi il piacere della vetta. Si sale un canalino ripido, erboso e roccioso reso scivoloso dalle piogge del giorno prima , esposto sulla paretona sud del pizzo di Timau. La presenza di un cavetto metallico di una quindicina di metri agevola la salita di questo tratto dove comunque bisogna stare attenti. Gli ultimi metri dopo il cavo, pur essendo privi di particolari difficoltà esigono passo sicuro. Foto dalla cima, panorami su ogni lato, firma sul libro, suonata di campana e poi giù perché il tempo si mette male. La discesa volendo variare si può fare a sinistra della cima su una breve traccia di cresta e poi corta arrampicata di I grado superiore di una decina di metri esposta con gradoni di roccia, qualche tacca, scivolosa e senza nessuna protezione. Appena arrivati sotto la cima, sul sentiero, il cielo si oscura decisamente e inizia a nevicare un po’ (15 giugno!!!!!!!!).


Ripercorriamo a ritroso la mulattiera deviando prima del laghetto raggiungendo rapidamente la malga dei vitelli. Dietro di noi la cima è immersa nella nebbia, scendiamo per la strada forestale sotto una pioggia fitta, accompaganti dai fischi delle marmotte che fanno capolino dalle tane,dietro di noi .....nessuno , siamo praticamente gli unici e ultimi due desperados sotto la pioggia. A casera Pramosio Bassa ci aspetta una bella fetta di torta alle noci e birrozza per smerigliarci il gargarozzo asciugato dal vento. Tranquilli.

3 commenti:

  1. Luca l'alpinauta writes:Dai sù, l'acqua lava via la stanchezza per fuori, e la birrozza la lava da dentro.

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  2. Leggo con piacere le tue relazioni: storia, sensazioni e decrizioni sempre interessanti e stimolanti. Certo anche dolci e birra lo sono!!!ciao frivoloamilano

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  3. la storia della ns. terra è sempre stata per me uno stimolo,il Friuli è terra ricca di materiale molto interessante, come tutte le terre di confine. Poi c'è la birretta finale che è un rito, serve come dice l'alpinauta a lavar via la stanchezza ma non i ricordi. Quelli restano mandi Luca :cheers: :beer: :yes:

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