domenica 1 ottobre 2017

Pala Fontana e Monte Ciastelat


Ancora una escursione autunnale. Ancora tempo incerto. Un leggera pioggerellina ci accompagna durante il viaggio salendo da Montereale Valcellina a Barcis. Poi smette ma il tempo resta nuvoloso e sarà così per tutto il giorno. In questi casi è meglio optare per escursioni facili, con protagonisti i colori speciali della stagione. 

Andremo sul Monte Ciastelat da Pian delle More, passando per la Pala Fontana. Escursione con poco dislivello ma ci sarà comunque da camminare per completare il giro che alla fine si aggira sugli 11 km. Percorrendo la strada che da Barcis sale a Pian delle More ci si immerge progressivamente in un bellissimo bosco di faggi, dai colori spettacolari, che fa solo da preludio a quello che sarà il percorso di oggi. Poco prima di Pian delle More individuiamo il segnavia 971 che darà il via alla nostra escursione. In veste d'autunno il bosco della Costa Ronciade è qualcosa di unico. Mille sfumature di colori ci tengono compagnia mentre saliamo per raggiungere il bivio per Casera Montelonga e forcella di Giais. La luce diffusa accende i contrasti disegnando suggestive scene d'autunno. 










Poco più avanti del grande prato un segnavia ( non presente ancora sulla carta) indica la cima del Ciastelat, ma noi preferiamo proseguire fino a forcella Gias allungando un po il percorso. Un breve tragitto nei prati, circondati da boschi di mille colori, ci porta, dopo aver tralasciato il bivio per il Col Spizzat, al grande intaglio di Forcella di Gias, nei pressi della quale c'è un Cristo con un bel tavolino in mosaico. La vista sulla pianura friulana sarebbe stupenda se oggi non fosse una giornata grigia e fosca.









Poco oltre, ad una forcelletta imbocchiamo la traccia in salita per la Pala Fontana. La salita è secca, si procede in cresta senza difficoltà ma con un po di attenzione per il terreno umido, fino a raggiungere la cima della Pala Fontana con il suo bruttissimo grande pannello in parte celato da una nebbia improvvisa che sale da valle. Le nuvole corrono e ogni tanto si schiudono rivelando le sagome di Cima Manera, del Cimon dei Furlani e del Monte Caulana.







Impossibile oggi vedere oltre per cui ci dobbiamo accontentare dei colori del bosco nel quale, dopo un tratto aperto dall'aspetto carsico, rientriamo. Con percorso tortuoso tra alberi e roccette, seguendo i segnavia ci ritroviamo ad un quadrivio dove individuiamo i sentieri che scendono rispettivamente a Casera Gias a destra e a Casera dietro Ciastelat a sinistra e che useremo per scendere. Intanto proseguiamo diritti per la cima del Monte Ciastelat che è vicina. Un paio di stretti tornantini, con facilissimi passaggi, precedono la cima con la Madonnina, la Croce e il libro di vetta. 











Purtroppo i panorami estesissimi che questa cima minore normalmente regala all'escursionista, oggi li possiamo solo intravedere e così dopo alcuni minuti decidiamo di scendere per una sostanziosa pausa al riparo del venticello che si è alzato. Lontano, ma non molto, l'abbaiare dei cani e colpi di fucile rompono il silenzio che avvolge la montagna. Proseguiamo quindi verso valle, il primo tratto del 915 è una discesa ripida e costante all'interno di una fitta faggeta, poi si esce nei grandi prati dove numerosi muretti a secco e alcuni ruderi indicano la presenza dei resti di Casera Ciastelat. Seguendo i segnavia nel dolce saliscendi andiamo avanti in direzione del bosco davanti a noi. Qualche traccia e alcuni sensazioni che ho imparato a riconoscere mi fanno sentire forte la presenza. Non sento il bramito tipico di questa stagione, ma ne parlo con Marisa, per me questo è un posto di cervi. Ne sono convinto più che mai, cercando di procedere in silenzio.





Alla fine passiamo tutta la radura e rientriamo nel bosco, ancora faggi, colori stupendi, rossi, gialli ocra e arancioni si mescolano fiammeggianti d'autunno. Mentre Marisa procede avanti, io mi fermo silenzioso a scattare qualche foto ai margini del sentiero.




Poi però vedo che si ferma e mi chiama, allora la raggiungo............ davanti a noi il cervo, non grande, forse di due anni o poco più , con un bel palco........... purtroppo però è disteso a terra con cinque o sei cacciatori attorno e un ramuscello in bocca. Morto! Loro con i fucili, io con la macchina fotografica....... vorrei dire mille cose. Mi fermo, giro intorno al cervo per guardarlo negli occhi. Alzo lo sguardo mentre loro lo abbassano, saluto e vado oltre. Che pena povera bestia..........


.......... L'ultimo tratto di sentiero nel bosco d'autunno che ci riporterà all'auto è occupato dai pensieri........  

2 commenti:

  1. Una bella escursione con altrettanti bei colori rovinata dll'idiozia umana e dalla sua sete di sangue. Non mi si venga a raccontare frottole tipo "sport" o che "grazie" a "loro" i sentieri rimangono puliti e si evita il bracconaggio: è solo voglia di uccidere.
    Maledizione Luca, queste sono cose che mi fanno imbestialire!
    Scusami lo sfogo, ciao. Decimo

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    1. Non so mai come prendere queste cose, in genere non sono mai un talebano estremista, cerco di capire i vari punti di vista, talmente che a volte "giustifico" la selezione a ristabilire l'equilbrio ambientale, ma stavolta ti giuro ho visto solo quello che hai visto tu "voglia di uccidere" !

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