domenica 31 luglio 2016

SASS RIGAIS



Nuvoloni fuori dal rifugio, ma qui son convinti, sarà la forza del gruppo..... e allora a nanna presto. C'è uno spiraglio mattutino e la decisione è quella di partire al buio.....Ma robe da matti !!



Mi butto in branda, fuori piove, proprio un bel temporale. Per scrupolo, ma solo per scrupolo, fisso la sveglia alle tre e mezza e preparo solo il minimo necessario, così se proprio proprio ….........poi mi giro e cerco di dormire........
Eccoci in piedi, non piove, fuori è tutto stellato e il gestore, che la sa lunga, mentre tutti dormono, ci fa trovare pronta la colazione e uno scatolone di panini speck e formaggio. Se ci crede lui allora ci fidiamo.
Si parte sotto un cielo di stelle, ore quattro e mezza circa, le sagome nere delle montagne si disegnano frastagliate e misteriose nel blu scuro della notte che attende di lasciare spazio, piano. Imbocchiamo il sentiero a fianco del rifugio, una scia di luci led come piccole stelle in cerca della direzione, ma è facile, basta tralasciare le deviazioni......in fondo a quest'ora la direzione giusta è attorno a noi, anzi siamo noi la direzione giusta. 




Che silenzio che c'è, nessuno parla, si sentono solo i passi cadenzati. I pensieri viaggiano, volano qua e là, appoggiandosi su quello che trovano lungo il viaggio, in cerca del forte sapore dell'emozione, aspettando che la luce sia meno incognita e gli ometti di pietra riducano il loro raggio d'azione.
Al Pian di Ciautieres è un po' meno buio, la luce del giorno che viene si fa breccia e le montagne, da neri profili, pian piano si trasformano, disegnando pieghe e canali, davanti a noi ancora in ombra ma ormai visibile, il ripido ghiaione della Val Salieres. 




Si sale veloci, la fila si dilata, il ghiaione non molla, via via restringendosi, fino ad infilarsi tra le pareti del Sass Rigais e della Furcheta. Si deve raggiungere la piccola forcella e poi affrontare un primo tratto di facili roccette, una dorsale e una breve cresta sassosa, per arrivare all'attacco della via ferrata e vedere sorgere il sole.




Aspettando che il gruppo si ricompatti ne approfitto per ammirare i primi scorci di panorami sul versante della Val di Funes. Ci sarà pure il sole verso est ma il meteo preannunciato è abbastanza evidente, già grosse formazioni di nuvole non troppo lontane si avvicinano dal lato opposto. Nonostante tutto sembra reggere e il sole ci fa compagnia. La ferrata non è difficile e molto ben fatta, nel primo tratto alterna tratti attrezzati in diagonale con altri un po' verticali. Un breve ma facile tratto senza attrezzature porta a superare un piccolo canale per poi riprendere a salire con dei gradini in ferro, fino a doppiare uno spigolo e superare un tratto con una larga spaccata.














La roccia è sempre buona e divertente, tratti con cavi lasciano spazio a facili tratti senza, per poi uscire su una larga dorsale di rocce e sassi da cui si intravede la croce di vetta. La bella salita sta per terminare, faccio un po di foto verso il Massiccio del Sella, verso la Marmolada, in tutti i versi.... prima dell'ultimo tratto di cavi sotto la cima e poi eccomi qua, mentre al rifugio dormono ancora, sono in vetta al Sass Rigais al sole, emozionato. 













Il panorama dalla cima è stupendo, da togliere il fiato, meriterebbe star quassù un bel po




E i pensieri per un po' riprendono il loro viaggio, poi un gracchio attira la mia attenzione facendosi spazio tra i miei pensieri..... sono convinto che sia venuto a vedere com'è andata, uno sguardo e ci capiamo, vola via portando con se un messaggio ….....
La storia del gracchio è cosa lunga, nasce sul Gartnerkofel tra me e Flavio. Quella volta io sono salito un giorno e lui quello prima ed entrambi abbiamo fatto compagnia ad un gracchio. Abbiamo deciso che era lo stesso e da quella volta lo abbiamo adottato, lui ci seguiva dappertutto Ogni volta che ci vede viene a trovarci ci vola attorno e se non eravamo assieme portava all'altro un messaggio. Quel giorno io ero a casa e il gracchio non mi trovava ma poi ho saputo che ha cercato, cercato, fino a trovare dei nostri amici e gli volava intorno senza andarsene mai.....ma non portava un bel messaggio....... 


Mentre la mente cerca di farsi breccia nella realtà, sulle vallate si addensa la tempesta, sta venendoci incontro e sicuramente non parla la stessa lingua del sole. Guardo l'ora, di solito durante le mie escursioni tengo sempre dei grandi margini di tempo, ma oggi è tutto calcolato, sono le sette e trenta, la sosta deve essere breve, si inizia a scendere sull'altro versante, più lungo, maggiormente attrezzato e più articolato, dovremo, con un occhio ai panorami e con la giusta attenzione, essere più veloci della pioggia e dei fulmini che si sa, quando scendono lo fanno in verticale, scegliendo il percorso a loro più comodo........



Si alza il vento e le nuvole corrono veloci, più di noi impegnati in un discesa non tanto semplice e piuttosto lunga. L'importante sarebbe arrivare alla base della ferrata prima che inizi a piovere. Sarebbe stato più opportuno scendere dalla stessa parte dove il tratto ferrato è più breve, ma ormai la strada è presa. Seguendo la cresta verso sud si inizia a scendere, tratti attrezzati si alternano con facili passaggi di I grado solo leggermente esposti. Creste, tratti ripidi, cenge e saltini..... roccia ottima se asciutta. 






A metà parete circa seguendo una traccia fra le due punte del piccolo Sass Rigais che porta in direzione della forcella de Mesdì, c'è la possibilità di salire la punta ovest ( 2097), ma per oggi abbiamo già oltrepassato i canoni e procedo in discesa con attenzione, sulle rocce. Inizia a piovere, qualcuno è già fuori dai pericoli, altri invece sono abbastanza indietro. Raggiungo il canalone, qualche cengia, due ponticelli di legno, passo sotto un grande masso e sono finalmente fuori dalla ferrata. 




Adesso un evidente traccia segue le ghiaie del canalone fino al grande tratto pianeggiante alla base della parete. Un tuono squarcia il silenzio incuneandosi con il suo fragore tra le rocce, poi il silenzio, quello della pioggia, che con opera lenta e accurata ricopre ogni spazio, leviga gli appigli. Indossate le protezioni scendo, mentre tutto aumenta di intensità, qualcuno è ancora indietro e più è difficile il terreno, più piano si deve andare. Vento e pioggia tolgono identità, senti di non appartenere in questo momento a questi luoghi, la voglia è solo quella di scendere e allora chiudi bene tutti i cassetti della mente e scendi.


Al pian di Ciauteries sono solo, guardo indietro, non tanto alla montagna, la soddisfazione verrà dopo, ma più che altro per vedere se chi segue è fuori dalle insidie. Poi una volta questo, procedo ormai sul sentiero, quasi pianeggiante, verso il rifugio Firenze, sotto una pioggia che spinta da un forte vento sceglie una unica direzione, quella orizzontale, come ti tirassero addosso dei secchi.......
Il rifugio Firenze è meta accessibile, si arriva facilmente e comodamente dalla funivia del Col Rasier. Ieri sera era esaurito nei posti letto, tanti avrebbero voluto salire la cima. Anche oggi, al nostro arrivo alla spicciolata, era discretamente pieno nonostante il tempo.


Non credo avessimo un bel aspetto così completamente fradici........ pian piano sono arrivati tutti e una volta sistemati il sorriso è spuntato ovunque, anche tra quelli che ci guardavano come fossimo dei matti venuti da chissà dove......in fondo sono da poco le passate le dieci di mattina e piove, come da previsioni :-)


8 commenti:

  1. Era nei programmi quella volta che abbiamo fatto l'alta via Gunther-Messner....ma non ce l'abbiamo fatta! Complimenti per la bella salita e....la bella lavata!
    E mai mancare di salutare il gracchio-Flavio!

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    1. la prima volta che ho sentito parlare del Sass Rigais era su un libro di Messner, poi l'ho visto ed è diventato un desiderio.......
      Con il senno di poi, secondo me abbiamo sbagliato, di solito non rischio così, bastava un'ora di differenza e ci trovavamo nei guai....... siamo andati via spediti !
      il gracchio ha visto tutto e riferirà !

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  2. Grande Luca. Quando ti chiesi l'amicizia su fb (purtroppo con la scomparsa di Flavio)intuivo che avrei continuato ad avere emozioni da tuoi racconti e foto,come prima da Flavio.Grazie per la storia del gracchio, uccello che per la prima volta mi fu fatto conoscere da Flavio.Inutile dirti di cosa penso del racconto e delle foto.

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    1. Grazie Mario, non è mai facile scrivere a volte si rischia di andare fuori dai bordi, ma faccio del mio meglio e le foto mi aiutano tanto in questo . Ciao

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  3. ...mmm... questa volta sono perplesso. L'avessi fatto in condizioni normali o quasi sarei qui a batterti le mani ma questa volta le sensazioni che mi hai trasmesso non sono positive. Passi per il procedere di notte ma sfidare così il meteo mi è sembrato un po' da incoscienti: sai meglio di me che in montagna il tempo cambia repentinamente e non dà certo ascolto a previsioni o tempistiche. Per il resto come si dice: tutto è bene ciò che finisce bene.....
    Ciao. Decimo

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    1. Ciao Decimo, aspettavo il tuo commento ed ero sicuro del tuo pensiero, hai colto nel segno. In effetti così può sembrare...... Nel racconto cerco sempre di mettere le parole che mi vengono dall'istinto e di descrivere quello che ho provato. Ti dico che a posteriori non lo rifarei. Ci sono però, delle premesse che vanno spiegate: la escursione è stata organizzata dalla mia sezione CAI, c'erano istruttori di alpinismo e accompagnatori titolati. Mentre noi ci divertivamo il giorno prima sui prati del Cisles nella speranza del meteo, qualcuno è andato su fino all'attacco della ferrata a vedere come era il sentiero e a misurar tempi e dislivelli. Si era pensato di non fare nulla o di cambiare con una cima più facile e a cena abbiamo discusso parecchio sul cosa fare e così, visto che il temporale era previsto per le 2 del pomeriggio, abbiamo deciso di partire alle 4 circa con dei tempi di 6 ore totali circa per salita e discesa con un po di margine e un pò di rischio ( e su questo sono d'accordo con te) . In alternativa ci saremmo alzati nromalmente e fatta colazione si sarebbe dovuti tornare a casa, che per me comunque non era un problema. E' stata fondamentale la ricognizione del giorno prima ......... La partenza al buio era su sentiero evidente, quasi pianeggiante e che avevamo percorso tutti il giorno prima fino ai parti di Ciautieres, poi c'era luce sufficiente lungo il ghiaione e nessun pericolo dovuto al sentiero. La ferrata l'abbiamo affrontata in totale sicurezza, l'unico dubbio veniva dal tempo e si contava di essere già giù. In ogni caso, per come son fatto io, anche se non è la prima volta che prendo la pioggia e anche tanta a volte, se non ero con la sezione avrei rinunciato............. . Spero con le mie parole di essermi espresso in modo corretto...... Un caro saluto
      Luca

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    2. Ciao.
      Non sono neppure in grado di prendere sul serio me stesso figurati se posso pontificare od emettere sentenze. Lungi da me il volerlo fare.
      Il fatto è che non passa quasi settimana senza avere notizia del tributo di sangue che la montagna "esige", spesso per pura fatalità.
      Scherzando una volta ti ho scritto che non vorrei leggere sul Messaggero Veneto della tua dipartita. Ecco, seriamente, non vorrei mai avere questa notizia e mi farebbe molta rabbia sapere che è successo per un'imprudenza, calcolata, ma sempre imprudenza.
      Non ci conosciamo, ma ti considero un amico che sa regalarmi emozioni con parole ed immagini e vorrei continuare a viaggiare con te, sia pure in modo virtuale, ancora a lungo.
      Decimo

      Ps Sono appena tornato dalle ferie e sono molto contento perché anche noi siamo riusciti a fare qualcosa già tracciato dai mitici sottosopra: il giro del Putia.

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    3. Ciao, non ti preoccupare per le "critiche", quando sono a fin di bene servono sempre. E' evidente che è stata una forzatura, abbiamo cercato di calcolare i tempi e i rischi il più possibile ma era una forzatura......

      p.s. Sono passato per Agordo proprio sabato e domenica per un week end al Passo San Pellegrino.... a presto foto e racconto .... una delle più belle escursioni mai fatte !

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