domenica 10 luglio 2016

desiderio Jalovec


Da qualsiasi posizione lo si guardi lo Jalovec con la sua particolare struttura, con le sue creste, con i suoi profondi canaloni, con la sua stupenda cima, non può non attirare l'attenzione..........


La prima volta che l'ho visto da vicino, dalla vetta del Mangart e poi successivamente dai ripiani della Slemenova Spica, mi sembrava un grande diamante. Per anni è sempre stato nei miei pensieri, forse più del Triglav. Ci ho girato intorno, l'ho osservato dalla Val Trenta con il suo enorme fronte roccioso, l'ho ammirato dalla Val Koritnica e dalla Planica. L'occasione di andare in cima si presenta e io cerco di non opporre la ben che minima resistenza.
Lo Jalovec, per quanto mi riguarda e per i miei limiti, è una montagna non facile, presuppone un buon grado di allenamento e una discreta preparazione. La sua ascesa, da qualsiasi parte la si voglia è faticosa e necessità dunque di molto impegno, ma il suo raggiungimento per me avrebbe un significato grandissimo, con la Skarlatica, quasi un completamento, il coronamento di un progetto che da tanto avevo in mente, degno di grandi emozioni.
Pur avendo la consapevolezza di essere in ritardo con la preparazione fisica e di non aver assaporato da un pezzo il piacere del contatto con le rocce verticali, do corpo a questa avventura e spero nel suo raggiungimento .
Sveglia alle 4, fuori è sereno, sono sereno, l'attesa è finita. Eccoci quindi al Passo Vrsic, abbiamo lasciato delle auto alle sorgenti della Soca, l'idea è di salire al piccolo rifugio Zavetisce Pod Spikom, da li alla cima e poi scendere diretti alle sorgenti. Tutto sommato potrebbe sembrare l'approccio più semplice a questa splendida montagna, ma comunque ambizioso. Fa un caldo pazzesco già alle 7 di mattina ma ci si mette subito in moto con un discreto andamento seguendo il lunghissimo sentiero che con lunghi saliscendi elude i fianchi rocciosi delle Mojstrovke. 





Si scende, si sale, più volte su un percorso che alterna tratti boscosi un po' più freschi a qualche apertura panoramica sull'alta Val Trenta. Un leggero fastidio al piede sinistro mi da qualche preoccupazione, ma niente di che, cose che sono in grado di sopportare senza grandi distrazioni se messe a confronto con la prestigiosa meta.
Però sento che c'è qualcosa che non va, il ritmo del capofila è superiore al mio solito, faccio fatica, ho spesso bisogno di bere. Penso che sia il caldo, mi impongo il mantra e vado avanti, ma faccio fatica. 





Usciti dal bosco il panorama verso li Basvki Grintavec la guglia dello Spicek e lo Jalovec è maestosamente bello, il terreno si fa via via più brullo, si cominicia a salire rasentando le pareti di roccia per uscire su paesaggio tipicamente alpino. L'ultima ora si sale con decisione e qui iniziano veramente i problemi e affiora tutta la mia “inesperienza”.
Non è facile fare il racconto di una rinuncia. Ma come quando mi lascio prendere dall'enfasi di una bella escursione e ne esalto le caratteristiche pur a volte rendendomi conto di sfiorare la retorica, è giusto che provi a raccontare anche i sentimenti a volte opposti. Partiamo da qui.




L'inesperienza di cui parlo non è niente altro che la voglia e il desiderio di portare a termine un sogno, per il quale stavolta non ho tenuto nel debito conto la mia preparazione. I miei limiti odierni, con il caldo e il ritardo fisico, prenderanno il sopravvento sulle mie capacità, mentre con tanta fatica vedo lo Jalovec sempre più lontano e la “sconfitta” sempre più vicina.





Mentre gli altri avanzano decido di fermarmi, provo con una sosta, un po di sali, una barretta, di solito mi riprendo e se riacquisto ritmo non ho più problemi. Riprendo la salita piano cercando il passo che comunque è inferiore agli altri che mi aspetteranno al rifugio, mi fa male lo stomaco.  Però, che posto fantastico, è bellissimo quassù . Dalla relazione che avevo letto dal Vrsic al rifugio ci vanno circa 4 ore. Nonostante tutto ci arrivo in 3 ore e mezza trovando i miei compagni già pronti e imbragati da un pezzo.







Da piccolo rifugio alla cima son circa 600 mt di roccia, qualche passaggio in ferrata, la lunga cresta, la parte più difficile, la parte più bella, ma ho bisogno di riprendermi e per questa escursione probabilmente non c'è il tempo che mi serve....... Decidere di rinunciare non è facile, anzi è il momento più difficile e dopo tanti anni di attesa il più inaspettato, il meno voluto.
Ma ho sottovalutato e non mi posso permettere di farlo ancora, forse metterei a rischio qualcosa oltre la mia scalata e anche quella dei miei compagni. E qui viene il punto.
Di sicuro non posso mettermi a confronto con la montagna, vincerebbe lei. Neanche il confronto con i compagni ha valore..... certo uno potrebbe pensare al desiderio di arrivare e di dimostrare di essere capace..............
No, non è così, almeno per me. Il confronto oggi lo faccio solo con me stesso, immagino una bilancia, da una parte pende l'inesperienza, dall'altra la maturità ….... certo una prova, bisogna essere capaci di tenere l'ago nel mezzo così automaticamente la parola “sconfitta” prende un significato ben diverso. Nella sfida con me stesso oggi ho inserito un aspetto nuovo....... la fatica prevale sulla determinazione ma non minerà di sicuro il mio rapporto con la montagna, il fisico mi ha tradito, ne terrò conto.
Forse un'ora mi sarebbe bastata per rimettermi in sesto, ma un ora oggi non è possibile, non per questa cima così impegnativa e lunga. Forse in cima sarei anche arrivato, e poi ?
Mentre osservo i miei compagni allontanarsi lungo il nevaio che precede il primo tratto roccioso penso ad un detto, poche parole che riassumono tutto il mistero : “ è la montagna che sceglie se farci salire oppure no”......... e oggi ha voluto che sia così. Qualcuno potrebbe pensare che queste parole siano il frutto di pensieri privi di una ragione logica, in realtà se ci riflette bene non sono altro che umano istinto, la sensazione di qualcosa che non va .





Bevo, non mangio ancora per problemi di stomaco, ma bevo e questo mi basta. Guardo intorno, cerco le cime, scatto foto. Tutto sommato penso addirittura a quanto prezioso sia questo nuovo punto di partenza, ho scoperto delle cose nuove e in progetto resta ancora lo Jalovec, ma non oggi. Non posso negare di non essere deluso, non sarebbe vero, soprattutto perchè ci tenevo molto, ma va bene così, ci lavorerò sopra per il futuro ….......





A mezzogiorno circa mi avvio in discesa, in compagnia di Ancilla e Franco, Paolo e Enore, problemini anche per loro. Forse il caldo ha fatto più vittime del previsto. Il sentiero è ripidino e dopo il primo tratto molto panoramico, si immerge nel bosco che ci accompagnerà fino a fondo valle, poi una strada sterrata che si snoda tra verdi radure punteggiate da piccole case ci accompagna al rifugio alle sorgenti della Soca. 






Ci son volute circa due ore e mezza da lassù prima di poter dar sollievo ai piedi immersi nelle gelide acque. Mentre io aspetto l'arrivo alla spicciolata dei miei compagni, lo Jalovec resta li, prestigioso, desiderato …........


Alla fine qualche problemino c'è stato, c'è qualcuno in ritardo, con l'auto risalgo la valle fino la limite della sterrata, un passaggio agli ultimi forse è necessario ............ Mentre aspetto il sole illumina le cime sopra la valle, fantastico , è quasi sera e il fascino delle Alpi Giulie colpisce ancora. Il Bavski Grintavec risplende  acceso dai raggi dell'ultimo sole, guardo il cartello .... 6 ore ........... si sa mai ! 

5 commenti:

  1. "Umano istinto"...quella vocina...quella sensazione...mai non ascoltarla!
    Sicuramente è stata colpa del caldo...
    Sicuramente con la stanchezza, anche se tu ci fossi riuscito, non te lo saresti goduto a pieno!
    Anche se sembrava, non era la volta giusta! Perchè sicuramente non sarebbe stato tutto perfetto!
    Ricordo due rinunce al Petzeck!!!...poi al terzo tentativo...quello giusta...quello perfetta!!! Era valsa la pena di aspettare!!!
    E poi, prendila così... sei andato a vedere com'è la strada da quella parte! Avanscoperta la chiamano!!! ;-)

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  2. ...... e poi c'erano pure le nuvole in cima :-) :-) :-) !

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  3. Bell'esempio di coraggio e onestà, e, come dice Nadia, guai non ascoltare il nostro istinto, quella voce che io indentifico col nostro Angelo Custode. Poi lo Jalovec sempre lì sta, mica scappa, hai la scusa per ritornarci.
    Ciao.
    Decimo

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    1. L'occasione era ghiotta, pazienza ...... ne ho tanta , aspetterò il momento giusto se verrà

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  4. Il monte più "ardito", diceva il grande Julius Kugy

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