domenica 17 aprile 2016

CANAL DI CUNA:da Selvapiana a Piedigiaf


A volte capita, si prende si parte, con poche velleità …... a volte capita di restare sorpresi, nonostante il maltempo.....


Risaliamo la Val Tramontina sotto un cielo grigio, qualche goccia sul parabrezza. Non so bene, oggi, cosa ci spinga, invece di starcene a casa, ad andare. Tempo previsto non dei migliori, anzi, dal pomeriggio potrebbe peggiorare con piogge intense e temporale......Superiamo il lago di Redona in direzione di Tramonti di mezzo, silenziosa e con i camini che fumano. La stretta rotabile del rio Chiarchia ci porta a Selvapiana. Qui inizia il percorso di oggi, alla scoperta del Canal di Cuna. Cielo grigio di nuvole, goccioline di umidità condensano sulle foglie ma anche sulle ossa, si respira odore di muschio. Sento che oggi la prendiamo......Ma siamo qui, si parte, andiamo fin dove andiamo, vedremo passo dopo passo..... Vorrei abbreviare un po' la nostra escursione optando per salire a forca Zuviel direttamente per la strada sterrata per poi scendere alle case di Pascalon e alla chiesetta di San Vincenzo da li. Ma l'idea iniziale era un'altra e la rispettiamo, al limite se proprio proprio dovesse peggiorare vedremo. Lasciamo quindi il sentiero CAI 810 per il ritorno e ci infiliamo subito in salita sul segnavia 830, quello che porta a Casera Teglara e al Monte Sciara. Subito si sale, dopo poco ci si innesta in una bella mulattiera che si alza sui fianchi del monte Giovo fino a raccordarsi con una traccia proveniente da forca Zuviel. Erica in fiore e pinguicola, qualche primula, qualche viola e tante salamandre. Prima di proseguire andiamo a dare una occhiata al sentiero verso la forca, fino a una forcelletta, da dove, lontano, in basso semicoperto dalle nuvole si intravede il lungo e incavato Canal di Cuna. Sembra davvero lontano ….e sembra che da quelle parti piova..... 



Ripreso il sentiero proseguiamo il nostro cammino, dobbiamo superare dei canali detritici con un po' di attenzione. Intanto le nuvole salgono dal basso ad avvolgere i profili frastagliati e boscosi dei rilievi e il Canal di Cuna appare ancora molto lontano. Il Monte Sciara e la Cuesta Spiolet che abbiamo piacevolmente visitato tempo fa sono nascosti da una fitta coperta grigia. Un peccato non poter vedere lontano. Pazienza, oggi è già tanto andare avanti e comunque il percorso, nonostante il tempo e il suo carattere selvatico è a mio avviso bellissimo. Se ti concentri un po sul sottobosco, sulle foglie, sui faggi, sulle eriche, sul cinguettio degli uccelli, senti che il procedere è piacevole e la curiosità cresce man mano che vai avanti. 











Comincia a piovere, ci proteggiamo e tutto sommato ce ne freghiamo anche. Protetti nei nostri gusci andiamo avanti, solo un po di attenzione in più. Adesso si lascia il sentiero, c'è un faggio che indica la loc. Gardelin a sinistra, si va a destra, traccia non segnata e meno evidente. Si vede che di qua passa meno gente. Uno sguardo alla cartina e una breve rilettura di una relazione e via andare. Adesso si scende con decisione fino a raggiungere le trotterellanti acque del rio Cuel della Barcia. Piccolo guado, smette di piovere, sosta. 




Da qui ai resti di Mosareit ci vuol poco, quello che resta delle poche case è preceduto da un bellissimo susseguirsi di muretti a secco color muschio. Si scende, qualche difficoltà nell'individuare il percorso, c'è qualche sbiadito bollo rosso sugli alberi, a volte proprio sbiadito , a volte seminascosto dalla vegetazione disordinata, ma alla fine arriviamo alle case di Pascalon con la piccola Chiesa di San Vincenzo ristrutturata. E ripiove. 





Stavolta più forte e le nostre convinzioni sul proseguire sono messe alla prova. Pazienza, non ci resta che fermarci un po' qui, nei pressi della chiesa a sinistra si prosegue, a destra si risale a forca Zuviel, il sentiero e sempre il CAI 810. Da una parte si va avanti, dall'altra si batte in ritirata. Intanto firmo il libro visite all'interno della chiesetta e cerchiamo di capire qualcosa in più sui luoghi. Il Canale di Cuna è una antica via di comunicazione che collega la Val Tramontina alla Val d'Arzino, un sentiero affianca le acque del torrente Comugna incassato profondamente tra alte e boscose pareti. Quando il torrente incontra un suo affluente (Rio Pian del Rep) nei pressi di Piedigiaf il sentiero risale le pendici del monte Giaf per poi ridiscendere in Val d'Arzino presso San Francesco. La valle di Cuna era abitata fino agli anni 50 e i resti dei fabbricati che abbiamo fin ad ora incontrato testimoniano l'isolamento incredibile in cui vivevano i suoi abitanti. Durante la prima guerra mondiale, nonostante tutto, questi angoli remoti furono soggetti a parecchi episodi bellici conseguenti alla disfatta di Caporetto. La chiesetta di San Vincenzo è stata ristrutturata dalla comunità dei “Cjanaglins”, gli abitanti della valle che ogni anno il primo di maggio si ritrovano qui per dei festeggiamenti. Molti episodi e aneddoti sulla Val di Cuna si possono leggere in uno splendido libro scritto da Gino Lorenzini per non dimenticare.



Si va oltre, procediamo fino a Piedigiaf, in fondo è un peccato rinunciare a visitare la forra del torrente, forse la parte più bella dell'itinerario, tutto sommato in un paio d'ore o poco più dovremmo essere di nuovo qui alla chiesetta di San Vincenzo. Si parte, piove o non piove? E' indifferente..... Costeggiando il Rio Comugna passiamo accanto ai resti abbandonati, poi il sentiero passa sull'altro lato del torrente che scendendo tra i sassi e le rocce forma pozze colorate e piccole cascatelle. Il luogo e magico e vive di luce riflessa, non c'è il sole, a tratti ripiove, ma la luminosità risplende nei colori delle acque e nelle tonalità dei verdi dell'ambiente che ci circonda.





Si, ne vale la pena, penso. Ingolositi e incuriositi dal fascino del posto proseguiamo a saliscendi, c'è un solo tratto, in corrispondenza di un ghiaione dove si deve fare un attimo di attenzione in più nel caso di terreno umido o bagnato come oggi, per il resto è un vero piacere, si va avanti tra fioriture di Rododendro nano e prime Genziane. Mi impongo un orario oltre il quale non si deve andare, la meta è Piedigiaf. Ci arriviamo con un po' di anticipo così qui ci fermiamo un attimo. Ci sono dei ruderi, ci sono delle lapidi, qui furono uccisi alcuni partigiani e i coniugi Lorenzini dai fascisti e dai cosacchi. 










E' ora di tornare. Risaliamo il torrente con percorso a ritroso fino alla chiesetta, suoniamo la campana ( di buon auspicio per poter ritornare) Attraversato il ponte si risale nel bosco con buona pendenza fino a Forca Zuviel innestandosi qui su una comoda pista forestale che ci riporterà a Selvapiana. Alla fine abbiamo fatto il giro completo. Se fino a qui ci siam presi la pioggia a tratti, appena giunti all'auto vien giù il diluvio.














Alla fine eccoci qua, si guida sulla strada di casa, che dire? Potrei dire tante cose, ma mi piace riassumere un po la giornata prendendo spunto da una frase del grosso libro delle firme dentro la chiesetta: “ la natura intatta di questa valle mi proietta in un mondo magico. Qui il mondo sembra essersi fermato e l'incanto dei paesaggi fa danzare il mio spirito tra le curve del ruscello”.

4 commenti:

  1. sentiero bagnato...sentiero fortunato...!!!
    mandi

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  2. Ciao Fabio, anche con la pioggia e le nuvole questo percorso ha un grande fascino, si respira il bosco e l'atmosfera è da favola ......

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  3. Aaah...che bel ricordo che ho di questo giro! Ma l'avete fatto rivivere! Ma poi va bene fare questi giri quando il meteo non consente grandi panorami!!! L'attenzione è focalizzata in basso...e merita...oh si che merita!

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    1. Un giro molto bello a mio parere, che noi abbiamo voluto allungare imboccando il sentiero 830 per poi scendere a Pascalon da li. Un tratto davvero interessante che vale la pena di fare. Il tempo nuvoloso e la pioggia rendono tutto molto affascinante. Salamandre a volontà !

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