“Una nebbia che sembra cenere corrompe gli alberi e si infila tra di
loro, cercando di accorciare la luce del giorno, nell’inquietudine incerta del
bianco e nero. Ma il tempo è scandito dai nostri passi, indifferente alle finte
mutazioni di oggi e quello che apparentemente sembra invisibile ha invece una
forma e un colore “
Così iniziava il racconto di qualche anno fa, il nostro tentativo nella nebbia della vetta del Cimadors alla ricerca dell’azzurro del cielo sopra le nuvole. Quella volta ci siamo arresi alla casera, sfiancati dal grigio di una inutile e umida fatica su per un sentiero ripido che non regalava panorami ma “solo” i colori del sottobosco d’autunno. Oggi quelle forme e quei colori son venuti fuori, li abbiamo raccolti passo dopo passo, portandoli con noi su per il sentiero, dentro nel bosco di faggi, tra i mughi e le rocce e i fiori di primavera, finalmente al sole , sotto un cielo azzurro. Un bel sentiero, una bella salita che ha il suo premio finale sulla vetta, dove c’è quella piccola croce, dove il panorama ti lascia a bocca aperta.
Il sapore della cima poi ha un gusto migliore se lo riesci a condividere anche con gli amici come è successo oggi. Doveva andare sul Zaiavor, ma quando arriviamo allo spiazzo alla fine della strada che porta al piccolo borgo di Badiuz l’auto di Flavio è lì. Ci ha preceduto, non sappiamo di quanto però sappiamo che c’è.
Tra Badiuz e Borgo di Mezzo, lungo la mulattiera contornata di muretti a secco, scaldiamo i muscoli intirizziti dal venticello frizzante della mattina, ma finalmente è una bella giornata, sicuramente si starà bene oggi. A Borgo di mezzo un sorso alla vecchia fontana in pietra, quattro chiacchiere con l’anziana signora che lava la verdura sotto l’acqua pura e fresca e poi, abbandonata la deviazione per le Moggesse, su per il sentiero, ripido come lo sapevamo, ma di tutt’altro aspetto senza la fitta nebbia.
Freddo pungente che si infila nei vestiti, nuvole basse, cerchi di apprezzare il bosco, le foglie colorate d’autunno, la salamandra pezzata che fa capolino su un sasso, lo scorrere dell’acqua lungo un rio secondario, la vita apparentemente nascosta, mimetizzata , la nebbia che sale con noi, l’inquietudine che ti invade e che fa aumentare la sensazione della fatica.
Ricordando la volta precedente, andiamo alla scoperta della montagna, ripercorriamo il sentiero che pur familiare è completamente diverso. Il bosco è luminoso, il verde nuovo delle foglie dei faggi sembra emettere ossigeno per i nostri cuori che salgono lungo lo stesso ripido percorso, stavolta al posto delle foglie d’autunno ci sono centinaia di genziane. Tira su uguale ma mi sembra di fare meno fatica. Basta un po’ di sole e un po’ di primavera e le cose cambiano. Il costone roccioso che fa da base alla montagna, dopo un primo tratto di bosco di pino nero si apre improvvisamente regalandoci ampie schiarite a strapiombo sui sottostanti borghi appena passati e belle visuali sul gruppo montuoso del Chiavals. La salita si attenua un po’ mentre attraversiamo tra eriche e mughi per poi riprendere nuovamente.
Ricordando la volta precedente, andiamo alla scoperta della montagna, ripercorriamo il sentiero che pur familiare è completamente diverso. Il bosco è luminoso, il verde nuovo delle foglie dei faggi sembra emettere ossigeno per i nostri cuori che salgono lungo lo stesso ripido percorso, stavolta al posto delle foglie d’autunno ci sono centinaia di genziane. Tira su uguale ma mi sembra di fare meno fatica. Basta un po’ di sole e un po’ di primavera e le cose cambiano. Il costone roccioso che fa da base alla montagna, dopo un primo tratto di bosco di pino nero si apre improvvisamente regalandoci ampie schiarite a strapiombo sui sottostanti borghi appena passati e belle visuali sul gruppo montuoso del Chiavals. La salita si attenua un po’ mentre attraversiamo tra eriche e mughi per poi riprendere nuovamente.
Ora anche verso sud il panorama può spaziare verso il Plauris, l’Amariana e oltre, lungo il corso del Tagliamento e del Fella. Un ultimo strappo in uno splendido bosco di faggi, diritti, alti a sembrar quasi vanitosi e il sentiero ci deposita in piano, il bosco si dirada, spuntano ancora i crochi e poi il bel prato che precede il ripiano che ospita la Casera Cimadors. Intanto si intravede la cima……. Dove sarà Flavio ?
In Casera c’è il libro degli ospiti, è passato di qua, bene, ci aspetta su. Facciamo una sosta e poi via per il sentiero a monte, ancora una volta nel bosco di faggio che aumenta di pendenza man mano che saliamo ad una evidente sella dove si può godere una prima splendida vista sulla Creta Grauzaria.
Con un pò di respiro affannoso pieghiamo a sinistra lungo la linea di cresta poi tra mughi e gradoni erbosi ci inerpichiamo sulla piccola vetta del Cimadors Alto. Sopra i mughi spuntano barba e baffi conosciuti e sorridenti.
Ecco la cima, la croce piccola croce di vetta , il Sernio , la Creta Grauzaria, Flavio . Questa cima ha davvero un buon sapore. Dopo avervi rinunciato una volta, oggi ce la siamo veramente gustata, se poi aggiungi che è straordinariamente panoramica, che è una splendida giornata, che c’è anche il sorriso di un amico, allora il mix è perfetto. Marisa ed io ci sediamo accanto, come sempre a dividerci le sensazioni di una vetta e il sapore di un panino. Si sa, una volta raggiunta una cima non resta che scendere, ma nessuno ti può togliere il ricordo del percorso fatto, della fatica impiegata per raggiungerla, del piacere di quei pochi istanti in cui termina, specie quando a prescindere dai risultati raggiunti saranno comunque dei risultati, utili per la prossima volta. Succede sempre, in montanga e nella vita. E’ per questo che ci piace ritornare.
La Creta Grauzaria è splendida vista da qui, ma il panorama è a 360 gradi. Passiamo un po’ di tempo la giornata è buona, si può fare qualche foto interessante, si può scherzare un po’ in compagnia prima di scendere. Flavio sapeva che venivamo qui, così ci ha preceduto, invece di andare sul Zaiavor con l’incognita neve e l’incombente minaccia di vento forte.
Scendiamo assieme, alla forcella do una occhiata al vallone del Rio della Forchia, il sentiero scende impervio e selvatico fino a Grauzaria, ma è impraticabile, troppa neve e comunque fuori programma. Riprendiamo il sentiero dell’andata, una sosta in Casera e poi giù , lungo il prato, il bosco, le eriche i mughi e le genziane, chiacchierando a tre.
Passato il Borgo di Mezzo nella verde valletta del Monticello riprendiamo la mulattiera per Badiuz .
Senza dimenticare un ultimo sguardo in su, prima verso il Cimadors e poi verso la Creta Grauzaria, fantasticando nuove salite .
mi piace quando commentiamo un'escursione fatta "assieme" perchè vedo che c'è affinità di punti di vista fotografici e di parole.
RispondiEliminaBello il tuo raffronto tra la precedente escursione e questa....si può tornare tante volte sulla stessa cima ma ogni volta è sempre una prima volta!
E' vero, sia che ci pensiamo su, sia che la spariamo d'istinto spesso senza volere sono simili , questo è bello.
EliminaPoi viene il piacere della cima, ma non della cima per se stessa, in cima non impari niente, ti godi il panorama , è una bella sensazione che fa piacere a noi stessi . Quello che conta di più se ci pensi bene è il percorso per arrivare ...... anche se a volte non ci arrivi :-) !
Io l'ho sempre detto, che se una cima/posto ci nega l'arrivo è perchè quella non era la volta buona, non sarebbe stato perfetto!! Poi si ritenta, magari ci rifiuta ancora...ma la volta che si arriva, quella volta si che è tutto perfetto!
RispondiEliminaSalutoni a tutti voi!!!
Ciao. Proprio per non mentire a noi stessi non ci siamo mai preoccupati dei risultati, certo in un primo momento puoi restar male, ma sarebbe come dire di essere arrivati prima ancora di partire............ :-)! Quando i risultati arrivano ( cima/posto) però, siam pronti a coglierli....... e magari ne facciam tesoro per la prossima volta.
EliminaMandi Alpinauti
la montagna è come un amico, l'ho vai a trovare per la seconda volta e lui ti ringrazia regalandoti scatti fantastici...e poi in compagnia tutto è più bello...mandi, mandi
RispondiEliminaCiao Fabio . Certo, poi anche se torni, la montagna è sempre la stessa ma non è mai uguale ....... o forse siamo noi ?
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