Marisa e Luca 8 dicembre 2013
Poco a nord di Gorizia, non molto
lontano dal Monte Santo, nella zona di confine tra Italia e Slovenia saliamo
il Monte Sabotin. Monumento
nazionale italiano dal 1922 il Sabotino viene ricordato principalmente per la
VI battaglia dell’Isonzo durante la prima guerra mondiale.
La salita al Sabotino rientra nelle escursioni di casa. Facile, breve ma remunerativa consente di percorrere un territorio teatro di aspri combattimenti avvenuti nel 1916, quando, pilastro della testa di ponte austriaca di Gorizia, fu conquistato dal regio esercito sotto il comando del generale Badoglio . Il monte, un piccolo museo all’aperto, testimone di ricordi bellici,
oggi è completamente visitabile grazie ad una fitta rete di sentieri, mentre,
durante gli anni della guerra fredda, su tutta l’area era praticamente
impossibile accedere da ambo i versanti come zona militare interdetta.
Dalla cima si domina la pianura su cui
sorgono le due Gorizie e la vista spazia dal mare alle Alpi Giulie. L’Isonzo
con le sue acque azzurre ci gira praticamente attorno, attraversato da molti
ponti tra cui quello di Solkan dove inizia l’itinerario classico di salita al
Monte Sabotino. A meridione del monte
passa la “strada di Osimo”. Deve il suo nome alla città in cui fu stipulato un trattato
nel 1975 tra Italia e Slovenia . Fu costruita come una specie di corridoio in
territorio italiano per consentire il collegamento tra la città di Nova Gorica
e il Collio Sloveno ( Brda) che altrimenti costringeva a percorrere un
lunghissimo giro lungo la Valle dell’Isonzo .
Invece del giro classico che sale da nord ,
decidiamo di salire da sud, dal paese di S. Mauro (Smaver) per andare a vedere
dove a poche centinaia di metri passa la strada “sigillata” di Osimo che
attraversiamo per poi imboccare il lastricato sentiero 97 che si infila in
salita nel bel sottobosco carsico di questo versante del monte. Il primo tratto
è dolce e ci consente di allungare lo sguardo sulle colline, sulle pieghe dell’Isonzo
e fino al mare, anche se la giornata non è delle migliori. Un breve tratto
ripido nella fitta boscaglia ci accompagna poi in decisa salita per lasciarci
rifiatare quasi subito poco prima di sbucare all’aperto nei pressi dei ruderi
della chiesetta di San Valentin.
Una breve pausa ad ammirare il panorama tutt’attorno
e poi riprendiamo la salita verso la cima, sul ciglione roccioso caratterizzato
da una costante presenza di garitte,
trincee e numerosissimi cippi di confine
. A nord il Sabotino si presenta aspro e selvatico, con dirupi che precipitano
sul sottostante Isonzo che sembra un serpente verde che scende lentamente verso
la pianura. Raggiunta la cima scendiamo
in direzione del rifugio sloveno facendo prima visita ai resti delle trincee
austroungariche in parte recuperate e visitabili come museo all’aperto.
La salita al Sabotino è una escursione particolare, un
po’ diversa da quelle che siamo abituati a fare in montagna. Sarà perché comunque
i percorsi della grande guerra fanno sempre un certo effetto. In genere non mi fermo molto a riflettere
sull’incapacità dei generali (Badoglio in primis) che con le loro “eroiche
gesta” mandavano giovani soldati incontro ad inutili carneficine, perché ci
sarebbe da discutere parecchio .
Di solito son sentimenti un po’ più profondi.
Percorro questi sentieri in silenzio, cercando di immaginare le due parti
avverse, che si contendono metri di terreno, uccisi dalle bombe, dai
proiettili o dal freddo e dalle
sofferenze. Non riesco a passare su questi terreni con lo spirito del turista ,
ne qui, ne su altri percorsi della memoria delle Giulie, delle Carniche, delle
Dolomiti. La mente va, immagina, ricerca, si attorciglia sul filo spinato che
ancora si porta dietro i pezzi di questi eroi del nulla. Sono sentieri dal
forte contrasto. La sofferenza dello
scempio e della vergogna contro la bellezza dei panorami che li rendono famosi .
Una sosta al rifugio , poi riprendiamo il nostro
percorso, un paio di tornanti lungo la strada che scende dal Planina Koca Sabotin
, poi tagliamo per il bosco per ricollegarci al sentiero dell’andata,
sotto il sole e il cielo azzurro del
pomeriggio.
Il Collio, il bosco carsico, i monti della
selva di Tarnova, lontano il mare, sotto di noi le due Gorizie ormai sembrano
una sola. Scendiamo con calma, c’è tutto il tempo che serve per riflettere
Salita breve e remunerativa come dici tu, per "sentire" la storia e mantenerne la memoria.. Alla fine ci si sente sempre soddisfatti.
RispondiEliminaE' sempre così quando percorro certi sentieri.!
EliminaUna salita "sopra casa", sempre bella!
RispondiEliminaSalutoni ad entrambi!!!
E' vero, non c'eravamo mai stati, ma ci torneremo !
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