Tra una nevicata e l'altra, tra un malanno e l'altro finalmente riprendiamo a camminare. Stavolta la scelta cade su una cimetta delle Valli del Natisone, quindi non molto lontano da casa. Oggi si va sul Craguenza.
Lungo la dorsale che si erge a cavallo tra le Valli del Natisone e del Chiarò questa piccola cima, dai suoi prati sommitali regala ampie visuali sulla pianura, sulle valli e sulle cime imbiancate dello Joanaz e del Matajur che in parte nascondono i profili delle Alpi e delle Prealpi Giulie.
Poco prima dell'abitato di Spignon tre caprioli ci saltellano davanti giocherellando mentre noi decisamente sorpresi proseguiamo fino al bivio per Puller, dove su un prato inaspettatamente innevato lasciamo l'auto. Oggi è prevista una bella giornata, ma ieri ha nuovamente nevicato e la temperatura è decisamente frizzante. Meglio mettersi subito in cammino. Il segnavia del Cai ci indica la direzione e in pochi minuti raggiungiamo l'appartata chiesetta di Santo Spirito, immersa in un boschetto secolare che invita alla tranquillità.
Il cammino prosegue a saliscendi immersi nella dorsale boscosa, sul sottile strato bianco spuntano timidi alcuni crochi infreddoliti, numerose le impronte sulla neve dei piccoli abitanti del bosco. Poco dopo si esce su dei grandi spazi prativi disseminati qua e là di splendide beutulle. Sopra le nuvole basse create dalla fredda temperatura del fondovalle, dove scorrono le acque del Natisone, prendono forma le pendici del Matajur che appare improvviso illuminato dal sole in una splendida cornice azzurra.
La vecchia mulattiera inerbita è coperta di neve ma la pendenza è minima, si passeggia senza fatica finalmente riscaldati da un tiepido sole. Seguendo la panoramica dorsale attraversiamo le praterie del monte, qua e là punteggiate di vegetazione. Superato un piccolo boschetto, poco prima della cima ci appare di fronte il gruppo del Kanin, davanti a noi il Monte Mija, più lontane le Giulie Orientali, si vede il Mnagart e lo Jalovec, e ancora il Prisojnik.
La cima è vicina, c'è una piccola croce , un libro di vetta e una panchina in posizione panoramica. La vista si estende ancora sul Matajur, mentre sotto, più in basso Mersino, Mezzana e ancora Erbezzo e i bellissimi prati dove si adagia Calla. Inaspettatamente bello, la sosta è d'obbligo.
Riprendiamo il cammino, proviamo a scendere alla bocchetta di Calla, se la neve lo consente, l'idea sarebbe quella di scendere verso Calla o Zapatocco e raggiungere Pegliano e poi ritornare sul sentiero CAI seguendo le tracce del sentiero Naturalistico Antro-Spignon-Pegliano.
Perdendo quota nel bosco raggiungiamo la bocchetta e seguendo prima la strada che porta ad una casermetta dismessa e poi una pista forestale troviamo le indicazioni per Calla e Montefosca.
Su questo versante però la neve è ancora abbondante, forse portata dal vento, fatto sta che si fatica parecchio ad andare avanti, si sprofonda oltre il ginocchio. Ripieghiamo sulla vicina cimetta del monte Uorsich dove, riscaldati dal sole ci fermiamo.
Ripercorriamo l'itinerario al contrario per fare rientro, per scoprire con sopresa che gran parte della neve di ieri che copriva i prati della dorsale del Craguenza si è sciolta e...........
.................. presso la Chiesetta di Santo Spirito
crochi ed ellebori han preso coraggio ….....
Finalmente! Finalmente vostre notizie, sinceramente cominciavo un pò a preoccuparmi!
RispondiEliminaVabbè, bentornati e un augurio per una serena Pasqua.
Ciao.
Decimo
Ciao Decimo, un po il maltempo di febbraio, un po di malanni, pigrizia e la poca voglia di pestar neve ( che è ancora tanta) ed ecco che siamo rimasti fermi un pochino......... Poi dopo questa uscita abbiamo fatto delle camminate in pianura senza velleità, fino a domenica scorsa dove abbiamo ripreso alla grande con una bella uscita di oltre 20km ......ma non ti svelo niente :-) .........a presto !
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