Bene, è ora di ricominciare. Lo facciamo dal basso, con poco dislivello, anche se tutto sommato i chilometri percorsi alla fine saranno abbastanza. Ma è giusto così, un passo alla volta. Poi torneremo più su, sulle montagne, sulle cime......
Per fortuna il Friuli è una terra che offre moltissime possibilità per confrontarsi con la bellezza della natura, con i suoi angoli nascosti, i suoi segreti, le sue sorprese. Abbiamo scelto di percorrere la vecchia strada della Valcellina, quella che, prima della costruzione della galleria del monte Fara e del viadotto sul lago artificiale di Ravedis, si snodava, abbracciata alla montagna sulla profonda e pittoresca forra del torrente omonimo. Lo facciamo da Barcis verso Montereale Valcellina.
Lasciamo l'auto a Ponte Antoi, praticamente la diga che ha visto nascere il lago di Barcis che si offre con le sue acque placide all'interno di una splendida conca circondata dai boschi che culminano sulle severe cime illuminate in parte di azzurro in parte dal sole che filtra tra le nuvole a dipingere una suggestiva cornice. Il percorso inizia con una breve galleria che dal 1930 va a sostituire l'antico percorso per forcella Dint e ci permette di accedere subito alla parte più pittoresca della fantastica forra. Si perde quota leggermente ,sempre alti sul torrente fino al bivio per il ponte Molassa. Questo è il tratto più bello, ultimamente hanno costruito anche una sorta di ponte tibetano che passa spettacolarmente alto sulla forra. Attrazione per turisti, ben venga, ma evitiamo …....
Le acque del torrente, di un fantastico colore verde azzurro scorrono profonde e strette tra alte pareti di roccia. Nella loro azione millenaria hanno sagomato, corroso e modellato le rocce, con il tocco magico di un'artista, regalando forme ed armonie di preziosa bellezza. La strada scorre sopra, scavata nella roccia nuda e superate alcune gallerie arriva al bivio per il Ponte Molassa , dove si incontrano le acque dei due torrenti. Una targa semidistrutta con le scritte che si leggono ancora indicano il 1993, mentre le gallerie appena passate, La Pina, Antoi e Gleseata indicano il 1953.
Visiteremo al ritorno anche questa profonda forra, per ora proseguiamo lungo il Cellina, anche se, a causa di un gran tratto di strada franata, alcune reti bloccano il passaggio. Superato questo piccolo ostacolo scendiamo la forra ammirando ad ogni curva le pozze d'acqua e le marmitte erose dal tempo. In breve si giunge alla vecchia centrale che superiamo con un ponte per poi entrare nella successiva e omonima galleria. Poco dopo sulla destra si stacca un sentiero che a ripidi tornanti consente di guadagnare subito quota per andare a visitare le antiche grotte “della Vecchia centrale” , che però necessitano di guida e prenotazione.
Da qui in avanti la strada scorre sulla destra orografica del torrente, a tratti scavata nella roccia, a tratti sospesa sopra ardite arcate. L'ambiente è aspro e maestoso, con un susseguirsi di scorci di rara bellezza. Le alte e stratificate pareti disegnate dal tempo obbligano lo sguardo ad ammirare le acque dal intenso colore verde azzurro, però ogni tanto guardiamo anche su, a cercare spiragli si cielo per finire di dipingere le tele iniziate dalla natura.
Un susseguirsi di angoli, affascinanti e sospesi sul torrente ci vengono incontro e bucando il canyon con le numerose gallerie scendono verso l'inizio della strada, mentre le acque sempre più calme e uniformi sembrano annunciare il loro arrivo, preceduti da una larga ansa, al lago di Ravedis.
Prima di tornare indietro facciamo una sosta, poi ripercorriamo la strada in senso inverso piacevolmente obbligati ad imprimere tutto, bene nella memoria .
Al bivio prima di tornare al lago saliamo anche il tratto di forra del torrente Molassa, fino all'osteria omonima. Le acque scorrono rumorose in un groviglio di rocce profonde e suggestive, mentre la strada scorre alta e ardita. Dopo aver visitato anche questo tratto torniamo lentamente a Barcis.
Percorrere l'intera forra del Cellina, così come ora, in silenzio, senza traffico, dove anche il segnale del telefono non arriva è una esperienza molto piacevole, oltre all'interesse naturalistico e paesaggistico straordinario, con un po di calma e pazienza si possono cogliere anche gli aspetti umani di costruzione dell'opera, le gallerie, la diga, i tratti più antichi di strada che prima delle gallerie praticamente aggiravano le montagne seguendone le forme.
La vecchia strada della Valcellina non
sempre è aperta al pubblico, dal lato di Barcis e Molassa si paga
l'ingresso e si può visitare solo un breve tratto, poi come detto ci
sono delle reti, mentre dal lato di Ravedis un grande cancello ne
limita l'accesso....... ma, anche se apparentemente le reti vietano l'ingresso, a volte è bello scoprire che ci sono dei passaggi e ogni tanto bisogna oltrepassarli ….....
Sempre un piacere vedere le tue immagini, ancor di più leggerti. Un saluto!
RispondiEliminagrazie Alfredo, bentrovato !
Elimina".......a volte è bello scoprire che ci sono dei passaggi e ogni tanto bisogna oltrepassarli …....."
RispondiEliminaQuesta è la vita Luca, una continua esplorazione di mondi cosiddetti "paralleli" in cui avventurarsi facendo volare la nostra immaginazione e lasciando fuori il mondo con i suoi casini.
Bentornato.
Ciao. Decimo
Ciao Decimo, hai capito al volo cosa intendevo ........
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